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Il ghiaccio marino antartico è sceso al livello più basso degli ultimi 40 anni

Il ghiaccio marino intorno all’Antartide è sceso al livello più basso degli ultimi 40 anni, ovvero da quando sono iniziate le misurazioni nel 1979. I dati satellitari del National Snow and Ice Data Center (NSIDC) degli Stati Uniti hanno mostrato che la copertura del ghiaccio marino nell’Oceano Antartico è scesa al di sotto di 2 milioni di kmq. Secondo gli scienziati per il momento non si può attribuire questo record negativo alla crisi climatica ma è urgente capire quale sia la motivazione.

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Ghiaccio marino antartico, l’ultimo record negativo era stato stabilito solo cinque anni fa

Se al momento il calo record non può essere attribuito alla crisi climatica, i ricercatori sottolineano che bisogna scovare la motivazione nel minor tempo possibile dato che si tratta del secondo record negativo in soli cinque anni. L’ultimo era stato stabilito nel 2017. Il dottor Walt Meier, un ricercatore senior dell’NSIDC, ha affermato che il nuovo record ha coinciso con forti venti su parte del Mare di Ross che avevano trascinato il ghiaccio a nord, dove si è sciolto in acque più calde o è stato rotto dalle onde. Ciò ha spinto l’estensione del ghiaccio marino, vale a dire l’area dell’oceano coperta da almeno il 15% di ghiaccio galleggiante, al di sotto del precedente minimo record del 2017.


La cautela degli scienziati è dovuta anche alle profonde differenze di comportamento tra Artico e Antartico negli ultimi anni

Il record negativo del ghiaccio marino antartico in un certo senso ha colto di sorpresa gli scienziati. Da quando sono iniziate le misurazioni satellitari, infatti, i due poli si sono comportati in maniera differente. Mentre il ghiaccio marino sta scomparendo rapidamente nell’Artico, i satelliti avevano mostrato un leggero miglioramento per quello antartico, contraddicendo di fatto alcuni modelli climatici. La copertura meridionale nel 2014 aveva infatti raggiunto un record prima di crollare ai minimi storici nel 2017 e appunto nel 2022.

Il dottor Meier ha affermato che i cambiamenti nel ghiaccio marino antartico sono “davvero un segnale confuso in questa fase”. I ricercatori hanno intuito che qualcosa non andasse già lo scorso agosto quando il ghiaccio ha smesso di crescere mostrando segni di ritiro circa un mese prima del solito. Studiare il ghiaccio marino antartico non è semplice a causa dei grandi cambiamenti che si verificano. I circa 15 kmq di ghiaccio marino, vale a dire un’area grande il doppio dell’Australia, crescono e si sciolgono sostanzialmente ogni anno e possono essere influenzati dalla forza e direzione dei venti nonché dal calore nell’atmosfera e nell’oceano.

Antartide, quanto e come incide sullo scioglimento delle nevi il carbonio nero del turismo e delle attività di ricerca

Secondo un nuovo studio, lo scioglimento delle nevi antartiche risente dell’inquinamento da carbonio nero innescato dal turismo e dalle attività di ricerca aumentando di 83 tonnellate per ogni visitatore. Gli scienziati hanno stimato che il black carbon prodotto da navi, aerei e generatori diesel provoca 23 mm di scioglimento della neve in più ogni estate nelle aree più visitate.

Un team di ricercatori ha analizzato la neve ogni anno tra il 2016 e il 2020 in 28 siti che si estendono per 2000 km dalla punta settentrionale dell’Antartide alle montagne di Ellsworth, concentrandosi principalmente sulla penisola antartica, dove si trova circa la metà delle strutture di ricerca nel continente e dove si stima che vengano effettuati circa il 95% dei viaggi turistici in Antartide. Il team ha stimato che 53.000 turisti hanno visitato l’Antartide ogni anno tra il 2016 e il 2020. Quello che sta facendo il carbonio nero è rendere la neve più scura e quindi più propensa ad assorbire le radiazioni solari, fattore che accelera lo scioglimento. Oltre a suggerire un limite al numero di turisti che possono avere accesso alla regione, gli scienziati sottolineano con forza la necessità di passare a fonti di energia pulita e sostenibile.

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