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Il carbone non conviene più: la centrale più grande dell’Australia chiuderà con 7 anni di anticipo sulla tabella di marcia

La centrale a carbone più grande dell’Australia verrà spenta con 7 anni di anticipo rispetto a quanto programmato. La chiusura dell’impianto non è legata a politiche energetiche e climatiche portate avanti dal governo, che al contrario si è sempre dimostrato estremamente restio all’idea di abbandonare il carbone a favore di fonti di energia che permettessero di ridurre le emissioni e ha negato con forza l’impatto della crisi climatica anche quando il Paese ha dovuto far fronte a ondate di siccità, incendi record e temperature senza precedenti.

La centrale a carbone di Eraring, nel Nuovo Galles del Sud, chiuderà nel 2025 perché, semplicemente, non conviene più mantenerla in funzione.

Lo ha comunicato chiaramente la Origin Energy, proprietaria della centrale, all’Australian Energy Market Operator, in un annuncio in cui la società afferma che la decisione riflette «le condizioni in rapido cambiamento nel mercato elettrico nazionale, sempre meno adatte alle tradizionali centrali elettriche di carico di base».
Nonostante l’atteggiamento ostile del governo australiano, infatti, anche lì l’energia rinnovabile continua a crescere ed è sempre più economica: come si apprende dal Guardian, l’anno scorso le fonti rinnovabili hanno raggiunto la soglia del 30 per cento nella generazione di energia, e si prevede che si arrivi almeno al 69 per cento entro il 2030.
Uno scenario che ha già portato ad annunci di chiusura anticipata per diverse altre centrali a carbone nel paese: il generatore di Bayswater, sempre nel Nuovo Galles del Sud, chiuderà i battenti entro il 2033, lo spegnimento dell’impianto a carbone Loy Yang A, nel Victoria, è stato anticipato al 2045 dal 2048 e la centrale di Yallourn, nella Latrobe Valley, chiuderà nel 2028 anziché nel 2032.

Nel comunicato con cui la Origin ha annunciato la chiusura anticipata della centrale a carbone più grande dell’Australia, l’amministratore delegato Frank Calabria ha spiegato che rispetto al periodo in cui l’impianto era entrato pienamente in funzione, nel 1984, il mercato dell’energia ora è «molto diverso».
«La realtà – si legge nella nota – è che l’economia delle centrali elettriche a carbone è messa sotto una pressione sempre maggiore e insostenibile da una produzione più pulita e a basso costo, che include il solare, l’eolico e le batterie».

La centrale di Eraring al momento produce circa un quinto dell’energia realizzata in tutto il New South Wales, e andare verso una sua chiusura ha destato preoccupazioni relative all’approvvigionamento della corrente. Il ministro dell’energia dello stato, Matt Kean, si è detto deluso dalla decisione della compagnia e secondo quanto riporta il Guardian ha detto che c’è il rischio che la rete debba far fronte a dei problemi. Per prepararsi, le autorità pensano di accelerare sull’accumulo di energia con la realizzazione di quella che è stata definita come «la più grande batteria dell’emisfero australe», la “super batteria” Waratah, che stando alle informazioni diffuse dal governo avrebbe una capacità di 700 MW/1400 megawattora e verrebbe finanziata grazie a finanziamenti agevolati ideati proprio per accelerare sulla realizzazione delle strutture energetiche.

«Riconosciamo che questa notizia rappresenterà una sfida per molti dei nostri colleghi, fornitori e per la comunità locale – ha detto l’amministratore delegato della Origin -. Questo è solo l’inizio del processo e ci impegniamo a consultare le nostre persone e a supportarle durante qualsiasi potenziale chiusura».

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