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Amazzonia, emissioni di carbonio più che raddoppiate nel 2019 e 2020

L’Amazzonia è legata a doppio filo alle elezioni presidenziali in Brasile che vedono sfidarsi Jair Bolsonaro e Luiz Inácio ‘Lula’ da Silva. Per ora un vincitore non è stato ancora annunciato poiché i due andranno al ballottaggio il 30 ottobre. Il futuro della foresta pluviale più grande del pianeta è racchiuso dunque nella prossima votazione del popolo brasiliano. Per ora le aspettative sono desolanti.

Secondo un recente studio, condotto dalla dottoressa Luciana Gatti del Brasile Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale, le emissioni di carbonio nella regione amazzonica nel 2019 e nel 2020 sono più che raddoppiate rispetto alla media degli otto anni precedenti. Incendi e deforestazione per far largo all’agricoltura sono state le principali cause, unite ad una drastica riduzione del controllo da parte delle forze dell’ordine. Durante il mandato di Bolsonaro, infatti, le multe per il disboscamento illegale sono diminuite dell’89% nel 2020.

Amazzonia, anche la parte occidentale della foresta ha iniziato ad emettere carbonio come quella orientale: il disboscamento nel 2020 è aumentato del 75%

Solo un anno fa uno studio ha rilevato che la parte orientale della foresta amazzonica veniva abbattuta a una velocità tale che veniva rilasciato più carbonio di quello assorbito dagli alberi e dalla vegetazione. Ora, gli stessi ricercatori, hanno stabilito che un’esplosione di disboscamento abbia trasformato anche la parte occidentale della foresta in una fonte di emissioni di carbonio. Gli scienziati, tramite piccoli aerei, hanno raccolto centinaia di campioni d’aria da diverse parti della foresta nell’ultimo decennio.

Il loro nuovo studio mostra che nel 2019 le emissioni di carbonio sono aumentate dell’89% rispetto alla media annuale delle emissioni tra il 2010 e il 2018. Nel 2020, il quadro era ancora peggiore, con un aumento del 122%. Sebbene gli incendi abbiano svolto un ruolo importante, il fattore principale è stata la rimozione degli alberi mediante il disboscamento, aumentato del 75% nel 2020.

Il drastico calo dei procedimenti giudiziari alla base di questo drammatico aumento della deforestazione illegale

Secondo i ricercatori, questo aumento della deforestazione illegale è direttamente collegamento al drastico calo dei procedimenti giudiziari. Il mancato intervento delle forze dell’ordine (-89% di multe), incrementatosi grazie alle politiche di Bolsonaro, insidiatosi nel 2019, ha incoraggiato il disboscamento selvaggio incidendo anche sul clima intorno agli alberi. “In conseguenza di questa grande deforestazione, nella stagione delle piogge del 2020 abbiamo assistito a un calo del 26% delle precipitazioni nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, mentre la temperatura è aumentata di 0,6°C”, ha affermato l’autrice principale dello studio, la dottoressa Gatti.

La denuncia degli ambientalisti: la deforestazioni illegale è proseguita senza sosta anche nel 2022

Secondo le associazioni a tutela dell’ambiente, sempre molto attente al futuro dell’Amazzonia, la deforestazione illegale per incentivare l’agricoltura è proseguita senza sosta anche nel 2022 con oltre 8.500 kmq persi tra agosto 2021 e luglio 2022, un’area più grande dello stato americano del Delaware. “L’Amazzonia si sta avvicinando pericolosamente a un punto di svolta cruciale che potrebbe vedere vaste aree trasformarsi da una foresta pluviale umida e resiliente in uno stato secco, devastato dal fuoco e irreversibilmente degradato”, afferma Mike Barrett del WWF. Il risultato delle elezioni presidenziali in Brasile potrebbe dunque incidere in maniera determinante sul futuro dell’Amazzonia e dell’intero Pianeta.

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