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A PALERMO il nubifragio peggiore almeno dal Settecento: le cause del disastro[VIDEO]

Frantumato il precedente record di pioggia a Palermo: risaliva all'Ottocento

Mai, dal Settecento, la stazione meteorologica di Palermo aveva registrato quantitativi di pioggia come quelli che si sono verificati ieri, quando un’alluvione lampo si è abbattuta sulla città con una violenza inedita. Un nubifragio che ha colpito in pieno la città, lasciando distruzione, fango e acqua. Gli eventi meteo estremi stanno aumentando di intensità: il riscaldamento globale e la cementificazione selvaggia, che rende di fatto il suolo “impermeabile” , sono tra i fattori che rendono questi eventi sempre più frequenti nel nostro Paese.

In poche ore la città è stata sommersa dall’acqua, con accumuli di 134 millimetri di pioggia (pari a 134 l/m²) Mediamente, nell’intero mese di luglio appena 3 millimetri (3 l/m²) di pioggia cadono su Palermo.
Quello di ieri è stato un record assoluto per la città: qui la stazione meteorologica, attiva dal 1797, finora aveva registrato le piogge più abbondanti il 10 ottobre del 1857, quando il capoluogo siciliano era stato raggiunto da 120,3 millimetri di pioggia. Più che stracciato il precedente record di luglio, che era di “appena” 39,2 millimetri e risaliva al 1935.

Nubifragio su Palermo: ecco perché è successo

A scatenare l’inferno su Palermo è stato un violentissimo temporale autorigenerante: si tratta di un temporale che, invece di spostarsi rapidamente come succede di solito, resta fermo continuando ad alimentarsi sempre sulla stessa zona. Si tratta di un fenomeno pericoloso proprio per gli accumuli di pioggia che può scaricare al suolo, colpendo a lungo delle aree relativamente ristrette.

Un nucleo instabile- come spiega il meteorologo Flavio Galbiati– proveniente dal Canale di Sardegna e in movimento lungo le correnti nordoccidentali, ha raggiunto a metà giornata la Sicilia, favorendo lo sviluppo di intense celle temporalesche che hanno interessato diverse province. Nel Palermitano si è formato un temporale autorigenerante che ha scaricato ingenti quantitativi di pioggia (134 mm tra le 16 e le 18:15, dati stazione meteo di Palermo Resuttana; circa 80 mm ha registrato invece la stazione meteo di Palermo Centro/Teatro Massimo, entrambe della rete MeteoNetwork). Si tratta di quantitativi eccezionali, se si tiene conto che la media annua delle precipitazioni si aggira sui 650/700 mm.

Eventi meteo estremi e riscaldamento globale: il Mediterraneo è un Hot Spot

L’aumento della frequenza degli eventi meteorologi estremi è legata al riscaldamento globale in atto. Ricordiamoci che gli scienziati definiscono il Mediterraneo un Hot Spot, cioè un’area critica dove la temperatura cresce più della media globale e più esposta alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Alla tendenza generale verso una desertificazione di molte regioni, tra cui la Sicilia, si affianca il rischio determinato dall’aumento delle ondate di calore e degli eventi meteo estremi. Masse d’aria più calde possono contenere maggiori quantitativi di vapore acqueo e in condizioni di instabilità atmosferica, forniscono l’energia per lo sviluppo di temporali più violenti, con intense precipitazioni concentrate in brevi episodi e tempeste di vento.

Il fattore antropico: cemento selvaggio e politiche poco lungimiranti

Oltre ai fattori meteo-climatici a rendere questi eventi estremi sempre più frequenti c’è la mano dell’uomo. Anni di politiche poco lungimiranti, di utilizzo sfrenato del cemento, spesso in contesti di abusivismo, hanno reso sempre più fragili le nostre città. Torrenti e corsi d’acqua sono stati spesso tombati col cemento e costretti in invasi minori. Il cemento rende di fatto il terreno impermeabile ed è una delle prime cause di degrado del suolo nell’Unione europea.

Secondo il recente report di LegambienteL’Italia delle alluvioni“: “la presenza di aree artificialmente impermeabilizzate non solo tende a fare aumentare i volumi di acqua destinati al collettore, ma ne modifica sostanzialmente la distribuzione nel tempo. Il deflusso superficiale su queste aree comincia quasi immediatamente, laddove, invece, sulle originali naturali superfici permeabili (o comunque dotate di maggiore permeabilità rispetto a quelle artificiali), una buona parte di pioggia si infiltrava nel sottosuolo prima che si innescasse il fenomeno di apporto di acqua al collettore: il che vuol dire che la risposta alla pioggia di un bacino idrografico così modificato sarà molto più rapida. Ciò è accentuato dal perfezionamento delle reti di drenaggio delle acque piovane che accompagnano lo sviluppo di un’area urbana e che accelerano il convogliamento delle acque a valle ancora a scapito del deflusso di base. Così, a causa della impermeabilizzazione del suolo e dell’aumento di efficienza idraulica delle reti di drenaggio, viene modificato sostanzialmente, a seguito di uno specifico evento di pioggia, quel parametro fondamentale che è il tempo di ritardo”.

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