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VULCANO alle Canarie, la “nube” di ANIDRIDE SOLFOROSA dell’eruzione del Cumbre Vieja sta raggiungendo i cieli dell’Italia

Continua l’eruzione del vulcano Cumbre Vieja alle Canarie e la “nube” di anidride solforosa liberata dai crateri del vulcano ha ormai raggiunto i cieli dell’Italia e dell’Europa.

Nei giorni scorsi si sono aperte due nuove bocche eruttive, che – come spiegano l’Istituto di Vulcanologia delle Canarie e l’Istituto Spagnolo di Geologia e Mineraria – hanno espulso «fiumi di lava» lunghi circa un chilometro, che hanno continuato ad avanzare a una velocità di circa 60-80 metri all’ora. Finora sono state evacuate circa 6.000 persone, molte delle quali hanno già perso tutto.

Tra i rischi del vulcano, però, oltre ai fiumi di lava, c’è anche la “nube” di cenere, lapilli e gas che continuano a fuoriuscire dai crateri del Cumbre Vieja. I vulcani, infatti, oltre ai piroclasti (ossia i materiali solidi), libera in atmosfera una nube di gas vulcanici composti – in ordine quantitativo – da vapore acqueo, anidride carbonica (CO2), anidride solforosa (SO2), monossido di carbonio (CO), composti di azoto, cloro e fluoro.

Dal vulcano delle Canarie una “nube” di anidride solforosa: la situazione

Il vulcano Cumbre Vieja alle Canarie ha immesso in atmosfera una grande “nube” di anidride solforosa, rilevata dai satelliti del CAMS, il Copernicus Atmosphere Monitoring Service. Secondo le proiezioni l’anidride solforosa presente nell’intera colonna d’aria, si sta spostando in queste ore sull’Italia e sull’Europa, spinta dai venti in quota.

La “nube” di anidride solforosa presente nell’intera colonna d’aria. Fonte CAMS

A seconda delle eruzioni, i vulcani sono in grado di liberare in atmosfera quantità giornaliere di anidride solforosa che vanno dalle 20 tonnellate alle 10 milioni di tonnellate. Gli effetti dell’anidride solforosa dipendono però, oltre che dalla quantità espulsa, dai venti e dalla quota raggiunta dal gas, che può raggiungere la troposfera (fino ai 13-18 km di quota) ma anche la stratosfera (fino ai fino a circa 50 chilometri).

Concentrazioni elevate in alta atmosfera, ma fortunatamente basse a livello del suolo

La pericolosità di questo gas dipende dalla sua concentrazione ma anche dall’altitudine che raggiunge in seguito alle eruzioni vulcaniche. Se l’anidride solforosa si ferma alla troposfera, può provocare più danni agli esseri viventi: respirata in grandi quantità può portare ad una intossicazione e, legandosi con l’acqua, può generare  l’acido solforico, responsabile delle piogge acide. L’anidride solforosa (SO2) è un gas incolore con un odore pungente che irrita gli occhi e le vie respiratorie. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha identificato che l’essere umano non dovrebbe essere esposto agli effetti di questo gas per più di 0,5 parti per milione (ppm) nell’arco delle 24 ore. Se invece raggiunge la stratosfera, invece, i rischi diretti per gli esseri viventi sono inferiori, ma può contribuire alla demolizione dell’ozono, strato che filtra i raggi ultravioletti.

L’anidride solforosa presente a 500 hPa, circa 5500 metri di quota. Fonte CAMS

Osservando le mappe, è possibile osservare le concentrazioni più elevate di anidride solforosa a 500 hPa, ossia 5500 metri di altitudine. A livello del suolo comunque il CAMS non prevede picchi preoccupanti: a Gibilterra si prevedono picchi vicino ai 45 microgrammi per metro cubo, a Marsiglia supererà i 12 μg/m3. La soglia limite per la salute umana nell’UE è 350 μg/m3. In Italia i livelli previsti sono anche più bassi: a Milano nei prossimi giorni potrebbe raggiungere picchi di 9 μg/m3, a Roma 5-6 μg/m3.

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