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Vasti incendi in Siberia: il fumo ha raggiunto l’Artico

Dopo un anno nero per gli incendi, la Siberia sta di nuovo affrontando roghi devastanti la cui diffusione viene favorita dal caldo anomalo. La Jacuzia è ancora la zona più colpita: a sud gli abitanti sono alle prese con vasti incendi dall’inizio di aprile, a nord invece devono fare i conti con le devastanti alluvioni provocate anche dal caldo intenso. Le temperature sono elevate persino nel nord del Paese: nelle ultime ore molte zone, anche oltre il 60° parallelo nord hanno superato i 35 gradi.

Il distretto di Mirnyj, dove si trova un importante miniera di diamanti, in Jacuzia, le fiamme hanno raggiunto le zone abitate costringendo circa 1600 persone ad evacuare. Alcuni incendi si estendono per oltre 600 chilometri quadrati. La regione più colpita è Chabarovsk, nell’estremo oriente: il fumo molto fitto, ed è chiaramente visibile dal satellite, mette a serio rischio la salute della popolazione che abita la regione.

Nel 2021, secondo una stima di Greenpeace Russia, è andata in fiamme un’area grande come la Grecia, con incendi che hanno raso al suolo 18.8 milioni di ettari.

Si tratta di una situazione potenzialmente dannoso, non solo per le zone direttamente colpite dagli incendi, ma anche per le regioni più lontane. Il fumo sprigionato dalle fiamme che insistono da mesi in questa regione negli scorsi giorni ha raggiunto la regione artica. Depositandosi sui ghiacci, le polveri potrebbero accelerare il processo di fusione dei ghiacci: quello che gli scienziati chiamano “feedback“. L’effetto albedo del ghiaccio e della neve (ossia la capacità di riflettere la luce e quindi il calore del sole) potrebbe essere attenuato: una superficie più scura si scalda di più, e questo potrebbe favorire una maggiore fusione dei ghiacci.

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