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Potremmo superare molto presto la soglia di 1,5°C: un’azione concreta è sempre più urgente

Tra incendi senza precedenti, alluvioni e ondate di caldo da record in piena primavera, le immagini che arrivano dal mondo parlano chiaro: la crisi climatica avanza, senza fare sconti a nessuno.

Nel 2015 i leader del Pianeta, riuniti a Parigi, si sono impegnati a tutelare il nostro futuro con azioni volte a mantenere ben al di sotto dei 2 gradi l’aumento delle temperature rispetto ai livelli pre-industriali, puntando all’obiettivo più ambizioso di limitare il riscaldamento a 1.5°C.

Di passi avanti negli ultimi anni se ne sono visti, ma non abbastanza. Invece di diminuire, le emissioni di gas climalteranti hanno continuato a crescere, con le concentrazioni di metano e anidride carbonica nell’atmosfera che hanno fatto registrare nuovi record. Invece di salvaguardarle, abbiamo continuato a distruggere preziosissime foreste.

crisi climatica

I risultati sono tutti i giorni sotto i nostri occhi, con le notizie che arrivano dall’Italia e dal mondo. A confermare la gravità della situazione e l’urgenza di azioni concrete è anche l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia, che in uno studio pubblicato lunedì 9 maggio ha avvertito: ci sono buone probabilità di raggiungere la soglia di 1.5°C di riscaldamento già entro i prossimi 5 anni.

Crisi climatica, i dati dell’Organizzazione Mondiale della Meteorologia

È quasi sicuro che almeno uno dei prossimi anni, tra il 2022 e il 2026, faccia segnare un nuovo record assoluto diventando l’anno più caldo mai registrato: secondo gli esperti la probabilità è altissima, del 93 per cento. Con la stessa probabilità la temperatura media quinquennale 2022-2026 sarà più elevata rispetto a quella degli ultimi 5 anni.

Il dato più impressionante del Global Annual to Decadal Cimate Update riguarda proprio la soglia che ci eravamo posti come limite con l’Accordo di Parigi. Dal 2015 a oggi abbiamo visto aumentare costantemente il rischio di superare il fatidico grado e mezzo, e ora abbiamo una probabilità del 50 per cento di oltrepassare temporaneamente questa soglia nel periodo tra il 2022 e il 2026. A sconcertare è proprio la crescita del rischio: per gli anni compresi tra il 2017 e il 2021 si stimava una probabilità del 10 per cento di superare l’1.5°C, adesso è quintuplicata.

«Questo studio mostra con un alto livello di competenza scientifica che ci stiamo avvicinando notevolmente al raggiungimento temporaneo dell’obiettivo più basso dell’Accordo di Parigi sulla crisi climatica», afferma il segretario generale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, il professor Petteri Taalas. Che ammonisce: «la cifra di 1,5°C non è una statistica casuale. È piuttosto un indicatore del punto in cui gli impatti climatici diventeranno sempre più dannosi per le persone e per l’intero pianeta».

«Finché continueremo a emettere gas serra, le temperature continueranno a salire. E contemporaneamente i nostri oceani continueranno a diventare più caldi e più acidi, il ghiaccio marino e i ghiacciai continueranno a fondersi, il livello del mare continuerà a salire e il nostro clima diventerà più estremo», avverte il prof. Taalas.

Gli obiettivi dell’Accordo di Parigi devono essere una guida per tutte le nazioni perché si riducano in modo significativo le emissioni globali di gas serra per limitare l’aumento della temperatura globale ed evitare almeno di superare i 2 gradi.

A tenere tracia dell’impegno delle nazioni per rispettare l’Accordo di Parigi e contrastare la crisi climatica è Carbon Action Tracker, che delinea uno scenario poco promettente.
Stando all’ultimo aggiornamento pubblicato nel maggio 2022, nessun paese del mondo ha politiche compatibili con l’obiettivo di limitare il riscaldamento entro 1,5°C. Obiettivo che i grandi del mondo hanno recentemente ribadito nel corso della COP26 che si è svolta a Glasgow.
La maggior parte delle nazioni ha politiche che risultano «altamente insufficienti». Tra queste l’Egitto, che a novembre ospiterà la prossima Conferenza sul clima. Gli Stati Uniti e i Paesi membri dell’Unione Europea, compresa dunque l’Italia, hanno politiche «insufficienti» a raggiungere l’obiettivo.

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