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Caldo mortale nel Sahel aggravato dal cambiamento climatico

Il caldo mortale che ha colpito ad inizio aprile la regione africana del Sahel non sarebbe stato possibile senza il cambiamento climatico causato dall’uomo. Lo rivela un’analisi del World Weather Attribution che stabilisce come le temperature massime in Burkina Faso e Mali abbiano subito un aumento di 1,5°C a causa della combustione di gas, petrolio e carbone, in particolare nel ricco emisfero settentrionale. Gli stessi fattori hanno fatto aumentare le temperature notturne di 2°C, hanno detto i ricercatori.

Caldo incredibile nel sud-est asiatico: oltre 40°C a inizio aprile, mai prima d’ora

Caldo mortale e atipico nel Sahel: obitori pieni e ospedali costretti a rimandare indietro i corpi

Secondo quanto viene riferito dai media locali, l’ondata di caldo mortale che ha colpito ad inizio aprile la regione africana del Sahel avrebbe portato a un picco di vittime con obitori pieni e ospedali costretti a respingere altri corpi.

Il Mali ha registrato il giorno più caldo della sua storia il 3 aprile, nonché il record mondiale di calore per inizio aprile, con temperature che hanno raggiunto i 48,5°C nella città sud-occidentale di Kayes. Il caldo intenso è continuato in un’ampia area del paese per più di cinque giorni e cinque notti, senza dare alle persone vulnerabili il tempo di riprendersi.

Nella capitale Bamako, l’ospedale Gabriel-Touré ha registrato 102 decessi nei primi quattro giorni di aprile, ovvero tanti quanti quelli dell’aprile 2023. Più della metà dei morti aveva più di 60 anni e molti di questi decessi sono legati al caldo, ha riferito l’ospedale. Secondo le notizie locali, gli obitori di Bamako erano così pieni che molte persone hanno dovuto tenere a casa i loro parenti defunti.

L’assenza di elettricità in molte zone e la fine del Ramadan hanno probabilmente reso più sensibili i soggetti vulnerabili

In molte zone la carenza di elettricità ha aggravato la situazione poiché ha lasciato le persone senza ventilatori e condizionatori, con conseguenti gravissime per i soggetti vulnerabili. Anche la fine del Ramadan può aver inciso sui soggetti deboli poiché l’ondata di caldo ha coinciso proprio con quel periodo dell’anno, quando molti musulmani digiunano durante il giorno e consumano cibo e acqua solo al mattino presto o alla sera. Il calcolo esatto delle vittime è difficile da stabilire a causa della carenza di dati provenienti dai paesi colpiti, ma secondo i ricercatori probabilmente ci sono stati centinaia o forse migliaia di altri decessi legati al caldo.

Lo studio ha rilevato che l’ondata di calore sarebbe stata di 1,5°C meno calda senza l’azione dell’uomo sul clima

Kiswendsida Guigma, climatologo presso il Centro climatico della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa in Burkina Faso, ha affermato che le persone nel Sahel e in altre parti dell’Africa occidentale sono abituate al caldo tutto l’anno, ma non a quel tipo di temperature nel mese di aprile, definite senza precedenti. L’esperto aggiunge che per molti un aumento delle temperature di 1,4 o 1,5°C a causa del cambiamento climatico potrebbe sembrare irrilevante, ma non è così poiché questo valore aggiuntivo ha fatto la differenza tra la vita e la morte di molte persone.

Secondo lo studio del World Weather Attribution, il Mali e il Burkina Faso in condizioni normali sperimenterebbero temperature diurne così elevate una volta ogni duecento anni mentre potrebbero diventare 10 volte più frequenti qualora il riscaldamento globale raggiungesse i 2°C sopra i livelli preindustriali, come si prevede che accadrà se le emissioni inquinanti proseguono senza sosta. I ricercatori hanno inoltre scoperto che l’effetto di El Niño, rispetto a quello del riscaldamento globale causato dall’azione dell’uomo, è stato trascurabile in Mali e Burkina Faso.

Caldo anomalo dell’Africa meridionale già a febbraio 2024 con livelli di umidità classificati come pericolosi o estremi

La zona costiera meridionale dell’Africa occidentale ha sperimentato un caldo anomalo già nel mese di febbraio 2024. Una combinazione di temperature elevate e aria relativamente umida che ha portato a valori medi dell’indice di calore dell’area di circa 50°C, classificato nel livello di “pericolo” associato ad un alto rischio di crampi da calore e colpo di calore. A livello locale i valori hanno raggiunto addirittura il livello di “pericolo estremo”, associato ad un elevato rischio di colpo di calore, con valori fino a 60°C.

Un’analisi di quell’evento, condotta sempre dal World Weather Attribution, ha rilevato che il riscaldamento globale causato dall’uomo ha fatto aumentare le temperature nella regione di 4°C, rendendo la combinazione di umidità e calore 10 volte più probabile.

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