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Mondiali in Qatar e impatto ambientale: circa 10mila litri di acqua al giorno

I Mondiali in Qatar si avvicinano e bisogna fare i conti con i costi ambientali che comporta un evento del genere. Si prevede infatti che il Qatar, con l’avvicinarsi della Coppa del Mondo, avrà bisogno di almeno 10mila litri di acqua al giorno per ogni stadio. Essendo una regione praticamente priva di accesso all’acqua dolce, dovrà contare sul processo di desalinizzazione con elevati costi ambientali per l’ambiente marino.

Crisi idrica e desalinizzazione dell’acqua del mare. Può essere la soluzione?

Mondiali in Qatar, il prezzo ambientale da pagare per un elevato processo di desalinizzazione

La desalinizzazione, che nei prossimi cinque anni potrebbe incrementarsi del 37% in tutta la regione del Golfo, ha un elevato costo ambientale in termini di combustibili fossili utilizzati per eseguire il processo oltre ai danni che va a creare all’ambiente marino, che spiegheremo in seguito. Ma senza questo processo come può la regione arida placare la sua sete? I dati riferiscono infatti che il 43% della capacità di desalinizzazione mondiale proviene dai paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (GCC).

Nonostante la scarsità di acqua, i GCC sono tra i più alti consumatori al mondo e dipendono fortemente dagli impianti di desalinizzazione. Gli Emirati Arabi Uniti hanno uno dei tassi di consumo di acqua pro capite più alti al mondo, con persone che consumano circa 500 litri al giorno, il 50% in più rispetto alla media globale. Le coste meridionali del Golfo, infatti, sono decisamente ben fornite di impianti di desalinizzazione: oltre 300, principalmente in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Bahrain. Alimentare la più grande concentrazione mondiale di dissalazione richiede un elevatissimo dispendio di energia. Basti pensare che l’Arabia Saudita, il più grande produttore, rappresenta un quinto della produzione mondiale, con circa 30 impianti di desalinizzazione che bruciano 300.000 barili di greggio al giorno.

Come vengono alimentati gli impianti di dissalazione e le conseguenze devastanti per l’ambiente marino

Gli impianti di dissalazione vengono perlopiù alimentati a petrolio o gas, funzionanti sia con la tecnologia di trattamento termico, che raccoglie il vapore dall’acqua bollente e lo condensa. Sia con la più moderna tecnologia dell’osmosi inversa, che si basa fortemente sull’elettricità prodotta utilizzando il gas naturale per alimentare le pompe che forzano l’acqua attraverso membrane molto sottili, essenzialmente filtrando i sali nell’acqua. Questo potrebbe rivelarsi devastante per l’ecosistema marino del Golfo poiché la desalinizzazione è uno dei processi più inquinanti al mondo per l’ambienta marino.

Viene infatti prodotta una sostanza, chiamata salamoia, che altro non è che un fluido di scarto altamente salino solitamente rilasciato nel mare come acqua di mare più salata, tossica e più calda. Può contenere sostanze chimiche come cloro, metalli pesanti e agenti antischiuma che vengono aggiunti durante il processo di desalinizzazione. Questi ultimi possono creare danni alle barriere coralline nonché agli organismi marini più piccoli che vivono sul fondo del mare. Inoltre, insieme all’acqua, anche gli organismi più piccoli possono essere risucchiati nel sistema rimanendo impigliati.

Metodi alternativi per un impatto ambientale meno drammatico

Considerando la crescente preoccupazione ambientale, molti paesi del Golfo, compresi Arabia Saudita e Oman, stanno valutando metodi alternativi basati sull’utilizzo dell’energia solare. Certamente il progetto più ambizioso è la cosiddetta cupola solare dell’Arabia Saudita, ovvero il primo impianto di desalinizzazione a scarico zero salamoia al mondo. La cupola alta 20 metri, realizzata in vetro e acciaio, dovrebbe essere circondata da specchi che raccoglieranno la luce solare per riscaldare l’acqua di mare, condensarla in una camera separata e distillarla in acqua dolce. Come tutte le innovazioni presenta ovviamente i suoi limiti, ovvero una capacità di produzione di acqua inferiore e alcuni agenti che potrebbe interferire con la produzione di energia solare. Per esempio nuvole, vento e anche la polvere.

Mondiali in Qatar a emissioni zero? Le associazioni ambientaliste esprimono forti dubbi

Nonostante i Mondiali in Qatar vengano presentati come un evento sostenibile e ad emissioni zero, le associazioni ambientaliste iniziano ad esprime più di un ragionevole dubbio. La regione dovrà infatti gestire otto stadi più altri 130 campi di allenamento aggiuntivi. Inoltre, il processo per la creazione dell’erbetta giusta in un clima come quello del Qatar significa che gli esperti dovranno imitare l’inverno, soffiando aria fresca sull’erba e annaffiando il campo con almeno 10.000 litri di acqua dissalata. Come se non bastasse, per le emergenze in una fattoria a nord di Doha sta crescendo una riserva di erba di 425.000 metri quadrati, equivalente a 40 campi da calcio.

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