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Incendi in Europa, nell’estate 2022 le emissioni di carbonio più alte dal 2007

Le emissioni di carbonio derivanti dagli incendi continuano a diminuire a livello globale, ma alcune zone viaggiano in controtendenza: parliamo dell’Europa, ad esempio, che nell’estate 2022 ha registrato le più alte emissioni di carbonio dal 2007.

Negli ultimi 20 anni a livello globale le emissioni da incendi stanno diminuendo, con due picchi principali nel 2012 e 2015. Ad aggiornare sull’andamento è il servizio di monitoraggio dell’atmosfera di Copernicus. Nonostante quindi il quadro sia in miglioramento, ci sono alcune zone che hanno visto aumenti significativi delle emissioni derivanti appunto dai roghi.

Gli incendi sono responsabili di una grande quantità di emissioni e inquinanti atmosferici, che possono degradare la qualità dell’aria e rappresentare un rischio per la salute umana: Copernicus nel 2022 ha attribuito ai roghi emissioni di carbonio per 1,455 megatonnellate.

incendi copernicus

Venti anni fa le emissioni superavano le 2000 megatonnellate di carbonio (Mt C). Secondo gli esperti il calo osservato negli ultimi decenni è dovuto al continuo calo degli incendi che interessano la savana ai tropici.

Nell’estate 2022 in Europa le emissioni di carbonio da incendi più alte dal 2007

Se però osserviamo l’andamento zona per zona, si nota un netto aumento degli incendi in alcune zone dell’Europa e del Sud America, che sono stati responsabili di emissioni molto elevate durante il relativo picco della stagione degli incendi. Francia e Spagna, in particolare, hanno registrato le emissioni più alte dal 2003 a causa degli incendi scoppiati quest’anno, rispettivamente con un totale di oltre 1 e 3 Mt C durante l’estate.

Secondo le analisi di CAMS GFAS, le emissioni totali di incendi dall’Unione Europea e del Regno Unito dal 1° giugno al 31 agosto 2022 sono state di 6,4 megatonnellate di carbonio, il livello più alto dall’estate del 2007.

Il 2022 è stato particolarmente impegnativo dal punto di vista degli incendi anche nel Sud America: in Brasile, nonostante alcuni picchi nell’attività degli incendi, le emissioni complessive nell’Amazzonia legale sono state generalmente nella media durante la stagione degli incendi tra luglio e ottobre. Lo stato brasiliano di Amazonas, tuttavia, ha registrato le più alte emissioni di incendi totali di luglio-ottobre degli ultimi 20 anni, poco più di 22 megatonnellate, quasi 5 megatonnellate in più rispetto al precedente record di emissioni record, stabilito nel 2021.

Il nostro monitoraggio degli incendi boschivi e della vegetazione in generale mostra che, su scala globale, le emissioni continuano a diminuire in relazione ai cambiamenti nell’uso del suolo e al calo degli incendi nella savana ai tropici – spiega Mark Parrington, scienziato del CAMS. “Tuttavia, continuiamo anche a identificare e monitorare un aumento significativo delle emissioni di incendi in diverse parti del mondo, dove condizioni più calde e secche stanno portando a una maggiore infiammabilità della vegetazione”.

Ma gli incendi sono stati particolarmente severi quest’anno anche in alcuni settori del Nord America. Tra giugno e luglio si sono verificati grandi e persistenti incendi in Alaska e nei territori nord-occidentali e dello Yukon in Canada, con conseguente trasporto di fumo nel circolo polare artico. Tra i pericoli legati agli incendi c’è anche il deposito di fuliggine e particolato (più scuro) sulla superficie candida del ghiaccio e delle nevi dei ghiacci che ricoprono le vette delle montagne e l’artico. Si tratta infatti di un fattore che – riducendo l’effetto albedo – potrebbe accelerare (ulteriormente) la fusione dei ghiacciai e del ghiaccio marino.

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