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Giornata della Meteorologia, sistemi di allertamento la chiave per ridurre l’impatto degli eventi meteo estremi

Quest’anno la Giornata Mondiale della Meteorologia affronta e sviluppa il tema di “Allertamento e Azione tempestiva” e mette in evidenza l’importanza vitale delle informazioni idrometeorologiche e climatiche per la riduzione del rischio di disastri. Essere preparati e in grado di agire al momento giusto, nel posto giusto, può salvare molte vite e proteggere i mezzi di sussistenza delle comunità ovunque, sia ora che in futuro.

Gli eventi meteorologici estremi stanno diventando sempre più frequenti e intensi in diverse aree del nostro pianeta e la causa, naturalmente, è il cambiamento climatico. Più che mai siamo esposti a molteplici pericoli tra loro correlati e in continua evoluzione, come risultato della crescita demografica mondiale, dell’urbanizzazione e del degrado ambientale.

Le previsioni del tempo “classiche”, come le conosciamo abitualmente, non sono più sufficienti. Oggi serve una previsione meteorologica che informi il pubblico in modo chiaro e semplice sull’impatto che l’evoluzione del tempo a breve, medio e lungo termine potrà avere sulla nostra vita quotidiana, fondamentale al fine di salvaguardare, proteggere e salvare sia la popolazione più esposta sia l’ambiente che ci circonda, ma allo stesso tempo utile a contenere i danni derivanti da fenomeni atmosferici calamitosi.

La prevenzione meteorologica, insieme ad un corretto ed efficace sistema di allertamento, diventano la migliore arma di difesa contro l’aumento esponenziale di fenomeni meteorologici estremi: l’obiettivo deve essere il contenimento dei danni in termini ambientali, economici e di vite umane.

Siccità, cicloni, alluvioni: i disastri legati a meteo e clima provocano pericoli multipli

Negli ultimi 50 anni, sono stati contati più di 11.000 disastri legati al tempo e al clima, che hanno causato poco più di 2 milioni di morti e 3,64 trilioni di dollari in perdite economiche. Questo significa una media globale giornaliera di 115 morti e 202 milioni di dollari di perdite economiche.

Negli ultimi 50 anni la siccità ha causato il maggior numero di vittime, soprattutto in Africa. Si stima che ci siano stati 450.000 morti a causa della siccità in Etiopia e in Sudan nel 1983. Le tempeste hanno inflitto il secondo più pesante tributo di vittime, in particolare in Asia (un violento ciclone tropicale ha ucciso 300.000 persone in Bangladesh nel 1970 e altre 140.000 nel 1991). Purtroppo, i poveri sono i più colpiti. Circa 9 morti su 10 si trovano nei Paesi in via di sviluppo. E sempre negli ultimi 50 anni i cicloni tropicali hanno causato il maggior numero di danni economici, seguiti dalle inondazioni. L’uragano Katrina, che ha colpito gli Stati Uniti nel 2005, è stato il disastro più costoso, con perdite riportate di ben 163,61 miliardi di dollari. I successivi tre disastri più costosi sono stati tutti nel 2017 (uragani Harvey, Maria e Irma).

giornata della meteorologia
Secondo l’Atlante delle Mortalità e delle Perdite Economiche causate dal Tempo, dal Clima e da Eventi Estremi del WMO, tra il 1970 e il 2019 il numero di disastri è aumentato di ben 5 volte, mentre le perdite economiche ancora di più – ovvero di un fattore pari a 7. Fonte: WMO

Ad aggravare la situazione il fatto che, sempre più spesso, ci troviamo a dover fronteggiare contemporaneamente pericoli multipli, con impatti a cascata su infrastrutture, agricoltura, trasporti, energia e sistemi sanitari. 

Un esempio tra tutti è la recente eruzione vulcanica sottomarina e dal conseguente tsunami nella nazione insulare del Pacifico di Tonga, nel gennaio del 2022. Oltre alla devastazione fisica, la popolazione di Tonga ha dovuto affrontare le minacce per la salute dovute alla cenere e ai gas vulcanici. La capacità di risposta è stata decimata al culmine di un’intensa stagione di cicloni tropicali. La pressione e le onde di marea come risultato dell’esplosione hanno fatto il giro del mondo, con molte conseguenze disastrose, tra cui una fuoriuscita di petrolio al largo della costa peruviana.

E ancora, il ciclone tropicale Batsirai, che ha colpito il Madagascar nel febbraio 2022, ha evidenziato i pericoli a cascata dei venti violenti e delle piogge torrenziali, causando morte e distruzione, innescando inondazioni costiere e interne, smottamenti e frane.

Ma pensiamo anche alle intense ondate di calore, che talvolta inaspriscono condizioni di siccità, contribuiscono a peggiorare la qualità dell’aria e a aumentare il pericolo di incendi, che a loro volta possono “indebolire” il terreno, aumentando il rischio di alluvioni o frane.

Gli effetti di questa catena di eventi, ci rende particolarmente esposti a crisi alimentari, migrazioni di massa e all’insicurezza socio-economica. Nel 2020 si stima che 30 milioni di persone siano state sfollate a causa di disastri legati al clima. Inoltre, l’aumento dei costi socio-economici mette a rischio lo sviluppo sostenibile: si prevede che questa tendenza continuerà con l’esposizione al rischio di persone, beni e infrastrutture nel nostro mondo sempre più interconnesso e urbanizzato. Entro il 2030 si stima che il 50% della popolazione mondiale vivrà in aree costiere esposte a inondazioni, tempeste e tsunami.

L’allertamento precoce salva vite e mezzi di sussistenza

Tuttavia, grazie al miglioramento dei sistemi di pre-allertamento precoci e alle strategie di riduzione del rischio di disastri, dal 1970 ad oggi il numero di decessi è diminuito di quasi 3 volte. Il miglioramento dei sistemi di allarme rapido multirischio ha infatti portato ad una significativa riduzione della mortalità causata da eventi meteo climatici estremi. Siamo diventati più bravi a salvare vite umane.

I supercomputer e la tecnologia satellitare, insieme ad una crescente esperienza professionale, hanno permesso enormi balzi in avanti nella nostra capacità previsionale e nel creare servizi su misura per l’utente, sostenuti da decenni di ricerca. L’intelligenza artificiale sta ora integrando l’ingegnosità umana. C’è un più forte coordinamento internazionale, nazionale e regionale, accompagnato da un’attiva mobilitazione della comunità. I servizi di allerta lanciati tramite i telefoni cellulari e le più svariate applicazioni meteo raggiungono anche le aree più remote.

Tuttavia, solo il 40% dei membri dell’OMM hanno sistemi di allarme rapido multirischio (Multi-Hazard Early Warnings Systems, MHEWS).

Ci sono grandi lacune nelle osservazioni meteorologiche, soprattutto in Africa e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo. In Africa, nel 2019, solo il 26 % delle stazioni di segnalazione ha soddisfatto gli standard WMO. Dal momento che una catena è forte solo quanto il suo anello più debole, queste lacune rappresentano una limitazione e soprattutto un rischio per l’accuratezza degli allertamenti precoci a livello locale e globale.

Per questo motivo il WMO sta mettendo a punto il cosiddetto GMAS, ovvero il Global Multi-Hazard Alert System, destinato a divenire lo strumento chiave per aumentare e migliorare in maniera sostanziale la disponibilità di avvisi e informazioni ufficiali relativi ad eventi meteorologici, idrici e climatici estremi e/o potenzialmente ad elevato impatto regionale e globale.

eventi meteo estremi
Severe Weather Information Centre 2.0. Fonte: WMO

Attraverso il GMAS il WMO intende sfruttare e potenziare i sistemi nazionali di allertamento rapido. Il GMAS incorpora il cosiddetto “protocollo comune di allerta”, ovvero avvisi di emergenza automatizzati e standardizzati adatti a tutti i pericoli e a tutti i mezzi di telecomunicazione.

L’esperienza sinora ha dimostrato che simboli di allertamento semplici e codici colore (per esempio rosso, giallo e verde) sono molto efficaci. Si tratta della stessa logica con cui vengono nominati i cicloni tropicali: ragioni di sicurezza pubblica, non certo per divertimento. Bisogna migliorare la comunicazione in questo senso, in modo da poter affrontare meglio le principali minacce alla vita e all’ambiente, compresi i cicloni tropicali, le mareggiate costiere, le inondazioni e le inondazioni improvvise, la siccità e le ondate di calore. La maggior parte dei programmi del WMO abbraccia oggi la filosofia del preallarme e dell’azione precoce.

Attualmente la comunità internazionale del WMO sta intensificando la fornitura di servizi di allertamento rapido e di facile utilizzo sulla qualità dell’aria, le radiazioni ultraviolette e i rischi ambientali, comprese le tempeste di sabbia e di polvere. Inoltre, un sistema internazionale di allertamento e mitigazione degli tsunami cerca di ridurre gli impatti catastrofici di questo pericoloso fenomeno che sconvolge le aree costiere e responsabile di oltre 250.000 vittime negli ultimi 100 anni. Lo tsunami di Tonga ha sottolineato l’importanza di investire in sistemi di allertamento precoce e in infrastrutture resilienti e di aumentare la cooperazione internazionale per ridurre il rischio di tsunami.

Adattamento e resilienza

Il segretario generale dell’ONU António Guterres vuole un immediato aumento dei fondi per fornire una maggiore protezione contro gli impatti del cambiamento climatico, come le inondazioni e l’aumento del livello del mare. In particolare, l’ONU stima che il 50 % della quota totale dei finanziamenti per il clima forniti da tutti i Paesi sviluppati e dalle banche multilaterali di sviluppo deve essere destinato all’adattamento e alla resilienza.

I Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di circa 70 miliardi di dollari per soddisfare i loro piani di adattamento. Ma la cifra potrebbe raggiungere i 300 miliardi di dollari nel 2030 e i 500 miliardi nel 2050. I sistemi di allertamento precoce multirischio incentrati sulle persone sono un modo molto efficace per rafforzare l’adattamento e la resilienza. Si stima che gli investimenti in questi servizi possano salvare vite e beni per un valore di almeno 10 volte superiore al loro costo.

Secondo la Global Commission on Adaptation, un preavviso di 24 ore di una tempesta o di un’ondata di calore può ridurre del 30 % i danni che ne derivano. Una spesa di 800 milioni di dollari per i servizi di allertamento precoce nei Paesi in via di sviluppo potrebbe potenzialmente evitare perdite di 3-16 miliardi di dollari all’anno.

Nonostante questo, in media una persona su tre non è ancora coperta dai sistemi di allertamento rapido. Senza contare che la diffusione e la comunicazione di queste allerte è troppo debole in molti dei Paesi in via di sviluppo per far sì che si raggiungano le persone più a rischio. Fortunatamente però, la comunità internazionale è stata galvanizzata e sensibilizzata nell’agire affinché tutto questo possa cambiare.

L’Alliance for Hydromet Development riunisce le maggiori istituzioni internazionali di sviluppo, umanitarie e di finanziamento del clima, per rafforzare la fornitura di servizi meteorologici, climatici, idrologici e ambientali correlati di alta qualità (“hydromet”) che forniscono le basi per un’efficace azione di adattamento e resilienza al clima.

L’OMM collabora con la World Bank Global Facility for Disaster Risk Reduction come partner di implementazione della Climate Risk and Early Warning Initiative (CREWS), dedicata a salvare vite e mezzi di sussistenza attraverso un maggiore accesso agli allertamenti precoci e alle informazioni sui rischi per le persone nei Paesi meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo.

I progetti includono il miglioramento degli avvisi di pericolo come le inondazioni in Paesi che vanno dall’Afghanistan al Niger, una migliore comunicazione e consapevolezza dei cicloni tropicali e degli uragani nei Caraibi e nel Pacifico, e il rafforzamento della capacità dei servizi meteorologici e idrologici nazionali di preparare e fornire queste previsioni e questi avvisi. Il numero di queste iniziative sta crescendo. Ma deve crescere anche l’urgenza dell’azione climatica.

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