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Energia nucleare, caldo e siccità mettono a rischio la produzione elettrica in Francia

E’ un vero e proprio allarme rosso quello che sta interessando il settore dell’energia nucleare in Francia, che sta vivendo una tempesta perfetta, tra manutenzione, siccità e ondate di caldo eccezionali.

Caldo intenso oltre i 35 gradi e siccità, aumenta la richiesta di energia

Nelle ultime settimane, una intensa e precoce ondata di caldo ha interessato tutta l’Europa sud-occidentale. Tra Francia e Spagna le temperature hanno superato abbondantemente i 35 gradi, su valori anche 5 o 7 gradi più alti del normale. Secondo gli esperti è stato un episodio eccezionale per precocità ma anche per durata ed estensione.

Moltissimi i record di caldo caduti in Francia. A Lione la temperatura ha superato la soglia dei 30 gradi per 6 giorni consecutivi: non era mai successo prima nel mese di maggio. Secondo Meteo France, a livello nazionale si sono registrati 8 giorni (da domenica 15 a domenica 22 maggio) di caldo anomalo, con una temperatura media diurna superiore o uguale a 20 gradi sul suolo nazionale. Una serie davvero anomala, mai avvenuta a maggio dal 1947. Il mese di maggio, nel suo complesso è stato il più caldo mai registrato per la Francia, con temperature medie di circa 3 gradi più elevate rispetto alla norma.

Ma le condizioni meteo avverse, non si fermano solo al gran caldo. Sì perché, proprio come noi, anche oltralpe stanno soffrendo un periodo di siccità piuttosto estremo. Secondo Meteo France, infatti, il mese di maggio è stato anche uno dei più secchi della storia del Paese, insieme al maggio 1989, quello del 2011 e del 1976. L’andamento delle ultime settimane va quindi ad aggravare la condizione di siccità che in Francia si protrae dal settembre 2021: si stima che sul territorio nazionale sia mancato all’appello il 20% della pioggia tra settembre 2021 e aprile 2022.

Come possono influire caldo e siccità sul funzionamento di una centrale nucleare?

Perché siccità e gran caldo ci interessano se parliamo di energia? Innanzitutto, bisogna tenere a mente che, durante ondate di caldo molto intense, la domanda di energia sale a causa dell’utilizzo più prolungato e diffuso dei climatizzatori. In generale, nelle ore di punta dell’ultimo mese, il nucleare ha contribuito per il 50-55% nel mix energetico francese; solare, eolico e idroelettrico, invece, hanno contribuito ognuno al massimo per il 10-15%. Nella settimana più rovente di maggio la domanda di elettricità dei francesi è cresciuta fino ad un picco orario di consumi 54.000 MW1.

Ma non è solo una questione di domanda-offerta. Caldo intenso e siccità provocano anche effetti sul territorio da considerare. La mancanza di acqua riduce la portata di laghi e fiumi, e quindi mette a rischio la capacità di produrre energia idroelettrica. Si tratta di una vulnerabilità del nostro sistema che, secondo gli esperti dell’IPCC, potrebbe peggiorare con la crisi climatica.

In secondo luogo, inoltre, in una nazione fortemente nucleare come la Francia, che conta ben 56 reattori, ondate di caldo e siccità potrebbero ostacolare la produzione di energia anche da questa fonte.

Come spiega l’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare francese (IRSN) una ondata di caldo può avere conseguenze sulla produzione di energia elettrica per motivi di tutela ambientale e potenzialmente anche sulla sicurezza delle centrali nucleari.

I reattori nucleari e le vasche di stoccaggio del combustibile esaurito devono essere costantemente raffreddati. Per questo motivo, le centrali nucleari prelevano acqua da fonti vicine (fiumi, laghi o mare), per poi scaricarla di nuovo più calda e in quantità variabile a seconda della modalità di raffreddamento.

Per evitare di “surriscaldare” troppo l’acqua reimmessa nei laghi, fiumi o nel mare, sono stati stabiliti dei limiti di temperatura in modo da preservare la fauna e la flora acquatiche. Questa regolamentazione di tutela ambientale, quindi obbliga le centrali nucleari ad adattare il loro funzionamento in base alle condizioni climatiche.

Inoltre, una prolungata ondata di calore associata alla siccità può portare a un periodo di secca, con corsi d’acqua ai minimi, che provoca nelle centrali nucleari, dei vincoli di esercizio. Le alte temperature possono avere conseguenze anche sul funzionamento delle apparecchiature di ventilazione, di sicurezza e più in generale sulle capacità di raffreddamento dei sistemi di sicurezza garantendo la sottrazione di potenza al reattore.

Sistema energia verso una tempesta perfetta?

Questa condizione è ancora più preoccupante alla luce delle condizione delle centrali nucleari francesi e del peso delle vicende geopolitiche in atto. Il parco nucleare francese è infatti praticamente dimezzato da una serie senza precedenti di fermi questo inverno, con metà dei suoi 56 reattori attualmente non disponibili. Inoltre la Francia, così come il resto dell’Europa, è in grande difficoltà per via della guerra e delle sanzioni alla Russia, che stanno bloccando domanda e offerta in un momento in cui l’economia necessita risorse per la ripresa del post pandemia.

A causa di questa concomitanza di fattori alcuni esperti temono blackout diffusi non solo in Europa, ma anche nel resto del Mondo. Questo è il motivo che ha spinto il G7 a richiedere al gruppo OPEC – i paesi produttori di petrolio (Organization of the Petroleum Exporting Countries) – a pompare una quantità maggiore di greggio. Gli effetti dei lockdown per la pandemia si continuano a fare sentire sulle catene di produzione anche di turbine eoliche e pannelli fotovoltaici, prodotti per la maggior parte in Cina. Il prezzo dell’energia e dei materiali è schizzato alle stelle, mettendo a rischio la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili un po’ in tutto il Mondo. E le condizioni climatiche potrebbero complicare ulteriormente il quadro generale, in Europa, India, Cina e Nord America. La North American Electric Reliability Corporation, ad esempio, ha avvisato che in molte zone del Nord America potrebbero esserci dei deficit di energia anche a causa di clima caldo e siccità negli stati occidentali degli Stati Uniti. In India ad aprile si è verificato un blackout di 8 ore in seguito al marzo più rovente della sua storia.

Quello che abbiamo di fronte a noi è un circolo vizioso alimentato dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili: è qui che affondano le radici della crisi climatica. L’aumento delle temperature globali, periodi di siccità più lunghi e intensi, ondate di calore anomale legate al riscaldamento globale ci stanno portando verso una maggiore richiesta di energia che ora – a causa di anni di inazione – stiamo ancora cercando di risolvere con carbone, gas e petrolio. Potremo mai uscirne?

1 – Commission de Régulation de l’Énergie (CRE)

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