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Canale di Panama, la prolungata siccità sarebbe stata “improbabile” senza El Niño: lo studio

La grave siccità che ha colpito Panama, con ripercussioni anche per il trafficatissimo Canale di Panama, non sarebbe da imputare soltanto al cambiamento climatico, ma anche e soprattutto al fenomeno di El Niño.

La fase del Niño da cui stiamo uscendo, ha raggiunto il picco tra fine 2023 ed inizio 2024, con una temperatura massima nella media trimestrale di novembre-dicembre-gennaio di 2 gradi superiori alla media, diventando uno dei cinque più forti mai registrati. 

La variazione ciclica della temperatura superficiale dell’oceano Pacifico equatoriale denominata ENSO, ovvero El Niño Southern Oscillation, ha un impatto sui modelli climatici terrestri e soprattutto nei Paesi più vicini: le Americhe, l’Australia e l’Asia più orientale. Qui infatti si verificano, a seconda della fase (El Nino, La Nina o Fase Neutrale), piogge più intense o periodi siccitosi.

Canale di Panama: siccità causata da un forte episodio di El Niño

Secondo uno studio di attribuzione preliminare, pubblicato da World Weather Attribution, le scarse precipitazioni ricevute a Panama durante la stagione delle piogge del 2023, che va da maggio a dicembre, sono riconducibili proprio al Nino.

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L’anno scorso è stato il terzo anno più secco mai registrato a Panama in 143 anni. La siccità ha fatto abbassare il livello dell’acqua fino a livelli record nel lago Gatun a Panama nonostante ad inizio anno i livelli fossero superiori alla media. Il laggo Gatun è un lago artificiale alimentato dalle piogge e si trova vicino al centro del canale, a circa 26 metri sul livello del mare. È una parte cruciale del Canale nonché importantissima fonte di acqua dolce per le comunità locali. Per ogni nave che attraversa il canale – un processo che dura dalle otto alle 10 ore – vengono utilizzati circa 200 milioni di litri di acqua dolce del lago, la maggior parte della quale viene poi scaricata in mare.

Questa condizione, per poter conservare più acqua possibile, ha costretto le autorità locali ad interrompere la navigazione attraverso il Canale, causando lunghissimi ritardi, con navi che sono rimaste in attesa per alcune settimane. Le ripercussioni poi della chiusura di questo collo di bottiglia del trasporto marittimo globale, attraverso cui ogni anno transitano circa 14.000 navi (il 5% di tutto il commercio marittimo globale), si sono fatte sentire in tutto il Mondo.

Secondo lo studio del WWA, dai dati disponibili, non è possibile osservare una tendenza ad un calo delle precipitazioni a Panama, sebbene 4 dei 5 anni più secchi si siano verificati dopo il 1900 durante gli anni del Niño.

Nel clima attuale, ovvero un clima 1,2°C più caldo rispetto ai livelli preindustriali, un episodio di El Niño potrebbe dar vita ad eventi di questa portata più spesso che in condizioni ENSO neutre. Gli scienziati hanno stimato circa l’8% in meno di precipitazioni in un anno di El Niño rispetto a condizioni ENSO neutre a Panama. Oggi quindi c’è una probabilità del 5% che un simile evento si verifichi durante un anno di El Niño. Data la frequenza osservata degli anni di El Niño, ciò significa che eventi simili dovrebbero verificarsi circa una volta ogni 40 anni.

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Il condizioni normali il Canale di Panama consente 36 transiti ogni giorno, tuttavia, con l’abbassamento del livello dei laghi, l’Autorità del Canale di Panama (APC) può adottare misure per conservare l’acqua. Nel 2023 ha ridotto il numero di traversate giornaliere fino ad un minimo di 25 transiti al giorno.

Considerando che il consumo idrico del canale sarà più che raddoppiato entro il 2050 e che probabilmente le temperature globali saliranno ulteriormente, in futuro le autorità potrebbero dover reintrodurre restrizioni alla navigazione per salvaguardare le forniture di acqua potabile, in particolare negli anni di El Niño.

 

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