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Taglio combustibili fossili, manca accordo totale: i problemi al G20

Il taglio dei combustibili fossili ancora una volta al centro delle discussioni del G20, ovvero il gruppo delle 20 principali economie mondiali riunitosi sabato scorso in India. I 20 paesi non sono riusciti a raggiungere un accordo a causa delle obiezioni di alcune nazioni produttrici. Le condizioni meteorologiche estreme chi si stanno verificando in diverse parti del mondo e le esortazioni di scienziati e attivisti non sembrano bastare.

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G20, sforzo cumulativo per il taglio dei combustibili fossili fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici

I paesi membri del G20 insieme rappresentano oltre i tre quarti delle emissioni globali e del prodotto interno lordo. Va da sé dunque che uno sforzo cumulativo sul taglio dei combustibili fossili è fondamentale nella lotta globale contro il cambiamento climatico. Tuttavia, alcuni disaccordi, compresa la possibilità di triplicare la capacità delle energie rinnovabili entro il 2030, non hanno permesso al gruppo di raggiungere un accordo completo.

Da quanto trapelato dopo l’incontro avvenuto a Bambolim, nello stato costiero indiano di Goa, su 29 paragrafi discussi l’accordo era completo solo su 22. Tra gli argomenti sfuggiti al consenso, anche la descrizione della guerra in Ucraina e le sezioni che esortano i paesi sviluppati a raggiungere l’obiettivo di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari all’anno per l’azione climatica nelle economie in via di sviluppo dal 2020 al 2025. I funzionari non sono riusciti ad accordarsi sull’utilizzo senza sosta dei combustibili fossili, discutendo altresì sul percorso da adottare per ridurne gradualmente l’impatto. Non sono stati resi noti i nomi dei Paesi che hanno posto un freno ma è ormai risaputo che Arabia Saudita, Russia, Cina, Sud Africa e Indonesia si oppongono all’obiettivo di triplicare la capacità di energia rinnovabile in questo decennio.

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