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Inquinamento aria, Italia prima in Europa per morti da diossido di azoto (NO2)

Nel 2019 oltre 300 mila persone in Europa hanno perso la vita prematuramente a causa dell’inquinamento atmosferico (polveri sottili) e più della metà (58%) potevano essere risparmiate. Lo rivela l’ultimo aggiornamento dell’Agenzia Europea per l’Ambiente sull’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute in Europa.

Nell’aggiornamento dell’EEA sono stati analizzate le concentrazioni di tre principali inquinanti (particolato fine, l’ozono e il diossido di azoto) del 2019 e come la situazione potrebbe migliorare con le nuove direttive dell’Organizzazione Mondiale della Salute verso l’obiettivo del Piano europeo “Zero Pollution”.

L’inquinamento atmosferico nel 2019 ha fatto più di 360 mila morti in Europa

Rispetto al 2018, nel 2019 la situazione è migliorata, ma secondo le stime dell’EEA in Europa (EU-27) sono state 307 mila le morti premature collegate al particolato fine (PM 2.5), oltre 40 mila quelle connesse ad una continua ed elevata esposizione al diossido di azoto, e quasi 17 mila quelle causate dall’ozono. Se consideriamo tutti e 41 i Paesi europei i decessi prematuri connessi all’inquinamento dell’aria salgono a 373 mila per particolato fine, 47 mila per diossido di azoto e 19 mila per ozono.

Il particolato fine è l’inquinante atmosferico con la maggiore incidenza sulla salute in termini di morti premature e malattie. L’esposizione a lungo termine al PM2,5 causa malattie cardiovascolari e respiratorie.

All’Italia la bandiera nera per morti causate da diossido di azoto (NO2) e il secondo posto dopo la Germania per PM2.5 e ozono

In termini assoluti l’Italia è il primo Paese europeo per morti associate al diossido di azoto: nel 2019 ci sono state più di 10 mila morti premature associate, con una perdita di 108 anni di vita ogni 100 mila abitanti. Dopo l’Italia seguono Spagna, Germania, Regno Unito e Francia.

Per quanto riguarda l’ozono e il particolato fine, siamo secondi, con rispettivamente 3.170 e 49.900 morti premature in un solo anno. Il PM2.5 è così elevato che abbiamo perso 843 anni di vita ogni 100 mila abitanti. Peggio di noi solo la Germania, prima in Europa con 53.800 morti causate da PM2.5 e 3.350 causate dall’ozono.

Il biossido di azoto (NO2) è l’inquinante atmosferico che più rapidamente risponde alle variazioni delle emissioni. Il biossido di azoto viene prodotto da tutti i processi di combustione, compresi quelli derivanti dal traffico. Resiste per poco tempo sospeso in atmosfera, meno di un giorno, prima di depositarsi al suolo o reagire con altri gas presenti in atmosfera. Per questo motivo questo inquinante viene rilevato quando è vicino alla sua fonte, sia essa il traffico, le centrali termoelettriche, il riscaldamento domestico o le industrie.
In rosso le città più inquinate (polveri sottili) in Europa. Fonte EEA

Dal 2019 al 2020 le tre città europee più pulite in termini di qualità dell’aria sono state Umeå (Svezia), Tampere (Finlandia) e Funchal (Portogallo), mentre le tre più inquinate sono state Nowy Sacz (Polonia), Cremona (Italia) e Slavonski Brod (Croazia).

Le città italiane si trovano nella parte bassa della classifica delle città europee con aria più inquinata: oltre a Cremona (322°) spiccano Vicenza (320°), Brescia (319°), Pavia (314°), Venezia (311°), Piacenza (307°), Bergamo (306°), Treviso (304°) e Milano (303°). In tutte queste città il PM2.5 è rimasto oltre i 20 μg/m3, che indica una qualità dell’aria povera, e fino a molto povera per Cremona e Vicenza uniche città italiane a superare i 25 μg/m3.

Europa verso l’Inquinamento Zero

Se tutti gli stati membri dell’UE avessero mantenuto l’inquinamento sotto la nuova soglia limite dell’OMS (5 µg/m3) avremmo contato il 58% di morti in meno (178 mila persone). Se tutti fossero restati sotto l’attuale soglia di 25 µg/m3 non sarebbe cambiato nulla; se fossero restati sotto i 10 µg/m3 ci sarebbe stato il 21% di morti in meno.

Entro il 2030 l’Europa è chiamata a dimezzare le morti premature (rispetto a quelle del 2005, ovvero 456 mila) causate dal particolato atmosferico. Nel 2019 il numero di decessi è diminuito del 33% in Europa e, secondo le stime, se il trend dovesse proseguire con questo ritmo, l’obiettivo del Piano Zero Pollution è alla portata.

Fonte EEA

Il piano Zero Pollution prevede la riduzione di oltre il 55% delle morti premature causate dall’inquinamento entro il 2030, ma anche una riduzione dell’inquinamento delle acque, con un taglio del 50% dei rifiuti in plastica in mare e del 30% delle microplastiche rilasciate nell’ambiente. Il piano prevede anche un miglioramento della qualità del suolo, attraverso una riduzione dell’uso di pesticidi del 50%. Come obiettivo ci sono anche: salvare almeno il 25% degli ecosistemi la cui biodiversità viene minacciata dallo smog, la riduzione dell’inquinamento acustico per il 30% delle persone che ne soffrono costantemente e dimezzare la produzione di rifiuti.

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