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MONDO SCONVOLTO da caldo, incendi e maltempo estremo: È TROPPO TARDI? Lo studio

I cambiamenti climatici sono già qui: lo vediamo ogni anno in modo più evidente nel mondo come nel nostro Paese, che solo nelle ultime settimane è stato sconvolto da incendi devastanti e ondate di maltempo estremo che hanno sferzato il Nord con violente grandinate, alluvioni, trombe d’aria.

I numeri sono raccapriccianti, non solo per i danni economici ma anche per le vite umane che vengono spezzate dagli effetti dei cambiamenti climatici. Solo l’ondata di caldo estremo che ha colpito il Nord America a giugno ha ucciso centinaia di persone tra Stati Uniti e Canada, e dopo poche settimane il cuore dell’Europa è stato flagellato da un’ondata di maltempo senza precedenti, che ha distrutto interi paesi e provocato la morte di quasi 200 persone.

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Possiamo ancora contrastare i cambiamenti climatici?

Se lo sono chiesto i ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research e del German Development Institute, e il loro lavoro ha acceso nuove speranze sulle nostre chance per il futuro. Un mondo in grado di combattere i cambiamenti climatici è ancora possibile, rivela lo studio, che propone una strategia che ci permetterebbe di salvaguardare la salute e la sopravvivenza delle persone e allo stesso tempo fare dei passi avanti sugli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) sono i 17 goal che i paesi membri delle Nazioni Unite si sono posti con l’Agenda 2030. Sono relativi a clima e ambiente ma anche alla giustizia e ai diritti umani, e prevedono di:

  • Porre fine alla povertà in tutte le sue forme;
  • Azzerare la fame, realizzare la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile;
  • Garantire le condizioni di salute e il benessere per tutti a tutte le età;
  • Offrire un’educazione di qualità, inclusiva e paritaria e promuovere le opportunità di apprendimento durante la vita per tutti;
  • Realizzare l’uguaglianza di genere e migliorare le condizioni di vita delle donne;
  • Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e condizioni igieniche per tutti;
  • Assicurare l’accesso all’energia pulita, a buon mercato e sostenibile per tutti;
  • Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro decoroso per tutti;
  • Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione sostenibile e inclusiva e favorire l’innovazione;
  • Riduzione delle disuguaglianze tra i Paesi;
  • Rendere le città e le comunità sicure, inclusive, resistenti e sostenibili;
  • Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili;
  • Fare un’azione urgente per combattere il cambiamento climatico e il suo impatto;
  • Salvaguardare gli oceani, i mari e le risorse marine per un loro sviluppo sostenibile;
  • Proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, la gestione sostenibile delle foreste, combattere la desertificazione, fermare e rovesciare la degradazione del territorio e arrestare la perdita della biodiversità;
  • Promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia, realizzare istituzioni effettive, responsabili e inclusive a tutti i livelli
  • Rinforzare i significati dell’attuazione e rivitalizzare le collaborazioni globali per lo sviluppo sostenibile.
Fonte: UNDP

Il 2030 è davvero vicino, e per come stanno andando adesso le cose appare chiaro che, senza una svolta, non riusciremo a raggiungere neppure uno dei 17 obiettivi.
«La buona notizia è che abbiamo i mezzi per cambiare la situazione», ha detto Björn Soergel, scienziato del Potsdam Institute for Climate Impact Research.

Il nuovo studio presenta infatti la possibilità di tracciare un nuovo percorso di sviluppo che può portarci verso un mondo più sostenibile, giusto e prospero per tutti, così come previsto dagli impegni che i responsabili politici hanno assunto con l’Accordo di Parigi e gli SDGs.

Il passo fondamentale è quello di adottare un nuovo approccio: la maggior parte degli obiettivi sono strettamente legati tra di loro, e non possono essere considerati e affrontati singolarmente. Per fare progressi non bastano politiche climatiche che siano coerenti con l’Accordo di Parigi, ma servono misure aggiuntive come incentivare un’alimentazione sana, disporre finanziamenti internazionali per il clima e ridistribuire le entrate del carbon pricing a favore dei più poveri. «Queste sono alcune delle leve per fare progressi concreti verso gli SDGs entro il 2030 e per procedere su questa strada fino al 2050 e oltre», ha detto il dottor Soergel, spiegando che «permetterebbero di conciliare una vita dignitosa per tutti con il rispetto dei limiti ecologici del nostro pianeta».

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Il contrasto ai cambiamenti climatici deve essere dunque accompagnato da una vasta gamma di politiche mirate a cambiare e migliorare gli stili di vita.
I ricercatori hanno preso per esempio l’introduzione di cambiamenti nella nostra alimentazione: la semplice riduzione delle proteine animali avrebbe un impatto davvero significativo sulla nostra salute e su quella del pianeta, dall’inquinamento al clima, passando per il consumo di suolo e di acqua. Da tempo il mondo della medicina è concorde nell’affermare che una dieta equilibrata con più modeste quantità di alimenti di origine animale sia molto più sana di quella che mediamente viene adottata nei paesi industrializzati. Inoltre, la produzione alimentare richiederebbe il consumo di molto meno terreno, acqua e fertilizzanti, e ci permetterebbe di ridurre in modo considerevole le emissioni di gas serra.

Un’altra area di intervento include l’equità globale e la riduzione della povertà da perseguire con finanziamenti internazionali per il clima e una ridistribuzione a favore dei poveri dei ricavi derivati dal carbon pricing.
«Abbiamo scoperto che le politiche climatiche possono anche ridurre la povertà nel sud del mondo», ha detto Soergel, grazie al sostegno di politiche di sviluppo sostenibile che vanno «a beneficio sia del pianeta che delle persone».

«La nostra analisi propone un possibile percorso verso un futuro più sostenibile», conclude lo scienziato. E avverte: ora «spetta ai politici e alla società in generale trasformare questa visione in azioni concrete».

Lo studio è stato pubblicato su Nature ed è consultabile a questo link.

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