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L’impatto della CRISI CLIMATICA sull’ECONOMIA sarà 2 volte più violento di quello del Covid

Mentre sta ancora lottando con la pandemia il mondo inizia ad affrontare la crisi economica generata dal Covid-19, che secondo gli esperti è la peggiore almeno dal secondo dopoguerra. Una recessione profonda, che rischia di avere conseguenze devastanti sulle vite di milioni di persone, ma che impallidisce di fronte a quella a cui andiamo incontro se non cambiamo rotta sul clima.

A dare l’allarme è Oxfam, citando i dati di uno studio di Swiss Re Institute che fin dal titolo parla decisamente chiaro: «La non-azione non è un’opzione».

L’analisi delinea prospettive decisamente cupe sulle economie dei paesi del G7, compresa quindi quella italiana insieme a quelle di Francia, Germania, Regno Unito, USA, Canada e Giappone. Qui la pandemia ha già avuto un impatto notevole, contraendo le economie di oltre i 4 per cento in media con conseguenti costi umani davvero elevati.
Secondo gli esperti, la crisi del clima avrà effetti ancora più catastrofici e travolgerà le nostre economie sotto numerosi aspetti. Innalzamento dei mari, estremizzazione dei fenomeni meteo, calo della produttività agricola e altre conseguenze della crisi climatica rappresentano una minaccia senza precedenti per le nostre attività economiche.

Se non mettiamo in atto azioni più incisive per salvaguardare il nostro clima, il crollo del pil per le nazioni del G7 sarà doppio a quello provocato dalla pandemia, con un calo stimato dell’8,5 per cento all’anno da oggi al 2050.

Sul piatto ci sono quasi 5 mila miliardi di dollari pronti ad andare in fumo.

E a peggiorare la situazione c’è il fatto che, al contrario della pandemia il cui impatto sulle nostre attività si sta già attenuando, la crisi climatica non è reversibile e non concederà alcun rimbalzo.

Venerdì 11 giugno i leader del G7 si riuniranno in Cornovaglia  per discutere dell’economia globale, dei vaccini Covid-19, delle tasse sulle imprese e della crisi del clima: a loro Oxfam ha lanciato un appello perché si agisca «in modo incisivo nei prossimi nove anni per tagliare le emissioni e incrementare la finanza climatica».

«Il cambiamento climatico è il rischio numero uno a lungo termine per l’economia globale e rimanere dove siamo non è un’opzione: abbiamo bisogno di maggiori progressi da parte del G7»

Jerome Haegeli, chief economist di Swiss Re

Naturalmente la crisi economica provocata dal clima non avrà conseguenze solo sui nostri Paesi: al contrario, le prospettive disastrose a cui vanno incontro i big del G7 sono decisamente migliori di quelle di alcuni dei paesi più poveri.

Unsplash/Beth Macdonald

Per le Filippine si profila un tracollo del 35 per cento, ad esempio. Di questo passo l’B va incontro a un calo del 27 per cento, il Sudafrica del 17,8 per cento.
«Molte parti più povere del mondo vedranno aumentare i decessi, la fame e la povertà», avverte Max Lawson, responsabile delle politiche per la disuguaglianza di Oxfam.

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