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La siccità è solo l’inizio: entro il 2030 la domanda di acqua dolce supererà del 40% la disponibilità

Alpi senza neve, fiumi senz’acqua, laghi ai minimi: quello che molte regioni d’Italia stanno vivendo è una siccità estrema, una condizione però che potrebbe essere solo l’antipasto di ciò che gli esperti temono si trasformi in vera e propria crisi idrica globale. Questa è la condizione in cui celebreremo, il 22 marzo, la Giornata Mondiale dell’Acqua, il cui tema quest’anno sarà “Accelerare il cambiamento per risolvere la crisi idrica e igienico-sanitaria”, giorno in cui si terrà anche la prima Conferenza sull’Acqua delle Nazioni Unite. 

Secondo gli esperti, senza un intervento urgente, entro la fine di questo decennio potremo trovarci in grave difficoltà: andiamo infatti incontro ad una profonda crisi idrica che ci porterà tra appena qualche anno ad avere una domanda di acqua dolce del 40% più alta rispetto alla disponibilità dell’oro blu.

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Siccità: la condizione delle acque sotterranee a livello delle radici in Europa. Fonte Global Drought Information System NASA/DLR

Oltre la siccità: l’acqua dolce presto potrebbe non bastare più. Senza un intervento dovremo affrontare una crisi idrica senza precedenti

Il problema della disponibilità di acqua dolce, secondo gli esperti è di primaria importanza nell’azione di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici. Si tratta di una crisi, quella dell’acqua, che non possiamo più ignorare. “Falliremo sul fronte della lotta al cambiamento climatico se non riusciamo a risolvere il problema acqua. E se così fosse, falliremo anche per ogni Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG)“. Così si legge nel rapporto Turning the Tide – A Call to Collective Action. “Nessuno di noi, nessun luogo, nessuna economia o ecosistema verrà risparmiato“.

Arriviamo da decenni e decenni di mala gestione della risorsa idrica. Nel frattempo però la popolazione è aumentata e l’economia è cresciuta. La scienza ora ci sta mostrando qual è la gravità della situazione, e non possiamo più rimandare il problema: adesso ci troviamo di fronte ad una crisi sistemica, locale e globale.

“Le nostre azioni – si legge nel report – hanno spinto il ciclo globale dell’acqua fuori dal suo naturale equilibrio per la prima volta nella storia dell’uomo, causando danni crescenti alle comunità di tutto il mondo. Inoltre, i paesi sono interconnessi non solo attraverso fiumi o corsi d’acqua sotterranei, ma anche attraverso flussi atmosferici di vapore acqueo. E pericolosamente, affrontiamo la connessione sempre più profonda dell’acqua con il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, con l’una che rafforza l’altra. Possiamo risolverlo solo collettivamente. E solo se ci muoviamo con urgenza“.

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L’indice di stress evaporativo (ESI) in Europa, colpita dalla siccità. Descrive le anomalie temporali nell’evapotraspirazione, evidenziando le aree con tassi di utilizzo dell’acqua insolitamente alti o bassi sulla superficie terrestre. Fonte Global Drought Information System NASA

Dopo la siccità arriverà la crisi idrica, bisogna agire ora per evitare il collasso: ogni goccia d’acqua conta

Secondo quanto evidenziato dagli esperti, i governi devono smettere di sovvenzionare l’estrazione e l’uso eccessivo dell’acqua attraverso sussidi agricoli mal indirizzati e le industrie, dall’estrazione mineraria alla produzione.

Bisogna gestire l’acqua come un “bene comune“, un bene di tutti, di ogni Paese e comunità: per la risorsa acqua, la maggior parte dei Paesi dipende in qualche modo dai propri vicini, dal modo in cui prelevano questa risorsa, da quanta ne prelevano, da cosa immettono nelle falde.

Dobbiamo garantire l’accesso all’acqua come diritto, dobbiamo garantire l’accesso a fonti di acqua sicure, dobbiamo fare di tutto per stabilizzare il ciclo dell’acqua globale. Dobbiamo assicurarci che gli effetti positivi di un progresso in questa direzione, siano equamente disponibili.

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Dobbiamo smettere di sottovalutare l’acqua: attribuire un prezzo adeguato all’acqua ci permetterebbe di dare un maggiore sostegno ai poveri e di usare l’acqua in modo più efficiente in ogni settore, in modo più equo per ogni popolo, e in modo più sostenibile sia a livello locale che globale. Ma il suo valore non può e non deve essere solo economico: bisogna proteggere la natura, la base della vita sulla Terra.

Dobbiamo eliminare i circa 700 miliardi di dollari l’anno di sussidi all’agricoltura e all’acqua, che tendono a generare un consumo eccessivo di acqua e altre pratiche dannose per l’ambiente. Dobbiamo ridurre drasticamente le perdite nei sistemi idrici: ci costano miliardi all’anno.

Dovremmo istituire una “Just Water Partnership” (JWP) per sbloccare investimenti nell’accesso all’acqua, nella resilienza e nella sostenibilità nei paesi a basso e medio reddito, utilizzando approcci che contribuiscano sia agli obiettivi di sviluppo nazionale che al bene comune globale. Il ritorno economico di questi investimenti supererà di gran lunga i costi.

Dobbiamo accelerare in questo decennio: dobbiamo fortificare i sistemi di stoccaggio di acqua, e soprattutto quelli naturali, come le paludi e la acque sotterranee. Dobbiamo sviluppare maggiormente l’economia circolare dell’acqua, specie attraverso il riciclo delle acque di scarico provenienti da impianti industriali e città. Dobbiamo prediligere l’irrigazione di precisione in agricoltura, le coltivazioni che richiedono meno acqua e una agricoltura più resistente a periodi siccitosi.

Dobbiamo infine rimodellare la governance multilaterale dell’acqua, attualmente frammentata e non adatta allo scopo. La politica deve essere utilizzata come strumento per un uso più sostenibile dell’acqua, incorporando gli standard di conservazione dell’acqua negli accordi commerciali, evidenziando gli sprechi di sussidi per l’acqua e garantendo che le politiche commerciali non aggravino la scarsità d’acqua nelle regioni a rischio idrico.

Per approfondire, guarda anche la nostra intervista a Marirosa Iannelli, Water Grabbing Observatory:

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