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Abbiamo un problema con la sabbia: ne consumiamo troppa

La sabbia è la seconda risorsa naturale più sfruttata del pianeta, subito dopo l’acqua. Ogni anno, l’umanità ne utilizza 50 miliardi di tonnellate, una quantità che basterebbe a circondare tutta la Terra con un muro alto 27 metri e altrettanto largo.
Siamo dipendenti dalla sabbia, fondamentale in diversi settori delle nostre economie. Uno dei suoi utilizzi più noti è la produzione del cemento, ma la utilizziamo anche in molti altri ambiti, come la realizzazione del vetro e perfino quella di vernici, creme e cosmetici.

I problemi nello sfruttamento della sabbia sono legati principalmente a due aspetti. Il primo è che non si tratta di una risorsa infinita, e i ritmi con cui la consumiamo appaiono destinati ad aumentare ulteriormente nei prossimi decenni, di pari passo con la crescita della popolazione umana. Il secondo riguarda le conseguenze della sua estrazione. Nelle zone da cui la preleviamo, infatti, spesso la sabbia svolge un ruolo attivo: è il caso dei fiumi e degli ecosistemi costieri e marini, dove quando la sabbia viene a mancare si registrano impatti come l’erosione, la salinizzazione delle falde acquifere, la perdita di protezione contro le mareggiate e gravi effetti sulla biodiversità. Le conseguenze ricadono a catena anche sulle popolazioni coinvolte, che vedono minacciati i propri mezzi di sussistenza, come la produzione alimentare, l’industria del turismo o anche l’approvvigionamento dell’acqua.

A richiamare l’attenzione sulle criticità legate allo sfruttamento della sabbia è stato di recente il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), che ha pubblicato un rapporto in cui si evidenzia l’urgenza di riconoscere la sabbia come una risorsa strategica.
«I governi, le industrie e i consumatori dovrebbero valutare la sabbia in un modo che ne riconosca il vero valore sociale e ambientale», sottolineano gli esperti. Per esempio, spiegano, lasciare che la sabbia resti sulle coste «può essere la strategia più conveniente per adattarsi ai cambiamenti climatici grazie al modo in cui protegge dalle mareggiate e dagli impatti dell’innalzamento del livello del mare».

sabbia
Unsplash/Karl Hörnfeldt

Come succede sempre quando si parla di risorse naturali, quello che va fatto è un bilancio dei cosiddetti servizi ecosistemici che una specifica risorsa ci offre. Se la sfruttiamo per utilizzarla in ambiti diversi, è fondamentale valutare molto bene il servizio che verrà meno.

Dal riciclo al ripristino degli ecosistemi: il decalogo degli esperti per evitare una crisi della sabbia

Il rapporto pubblicato dall’UNEP propone 10 raccomandazioni e consigli degli esperti per evitare quella che viene descritta come una crisi della sabbia.

Nonostante la sua importanza, al momento l’estrazione, l’utilizzo e la gestione di questa risorsa proseguono in gran parte senza regole in molte regioni del mondo, con conseguenze ambientali e sociali che vengono ampiamente trascurate. Ecco le 10 raccomandazioni degli esperti.

  1. Riconoscere la sabbia come una risorsa strategica.
  2. Adottare prospettive basate sulla specifica località per garantire transizioni giuste, assicurando che le voci di tutte le persone interessate siano incluse nel processo decisionale, nella definizione dell’agenda e nell’azione.
  3. Consentire un cambio di paradigma verso un futuro rigenerativo e circolare.
  4. Adottare quadri politici e giuridici strategici e integrati, in sintonia con le realtà locali, regionali e nazionali.
  5. Stabilire la proprietà e l’accesso alle risorse attraverso il rispetto dei diritti minerari e del consenso.
  6. Mappare e monitorare le risorse per favorire un processo decisionale trasparente, basato sulla scienza e sui dati.
  7. Definire best practices e standard in uno scenario coerente a livello nazionale e internazionale.
  8. Promuovere l’efficienza e la circolarità riducendo lo sfruttamento della sabbia, da sostituire con alternative praticabili e riciclando i prodotti con essa realizzati quando possibile.
  9. Procurarsi la sabbia in modo etico, sostenibile e responsabile.
  10. Ripristinare gli ecosistemi e compensare le perdite migliorando la conoscenza e promuovendo soluzioni basate sulla natura.
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