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Tornado vicino a Novara: con il clima che cambia è un evento sempre meno eccezionale

Tra i fenomeni estremi in aumento a causa dei cambiamenti climatici ci sono i tornado, che in Italia stanno diventando sempre più numerosi. L'intervista al meteorologo Rino Cutuli

Nel pomeriggio di lunedì 8 giugno, intorno alle 17:00, la zona di Novara è stata colpita da un forte temporale che, oltre a intense raffiche di vento e piogge estremamente abbondanti, ha dato origine anche a uno spettacolare tornado.
Una funnel cloud, o “nube a imbuto”, ha preso forma nel cielo a Trecate, in provincia di Novara, ed è diventata un tornado a tutti gli effetti quando, dopo pochi minuti, ha toccato terra.

Un tornado rappresenta senza dubbio un evento impressionante per l’Italia, ma quello di lunedì non è stato un caso eccezionale. Come conferma il meteorologo Rino Cutuli di IconaMeteo, «anche se è decisamente inferiore rispetto a quanto accade negli Stati Uniti, il rischio tornado esiste anche in Italia: in media se ne formano tra gli 8 e i 10 all’anno, ma negli ultimi decenni stiamo osservando una crescita di questo numero».

«Nello specifico – sottolinea il meteorologo – il tornado che si è formato nella giornata di lunedì a Trecate, nel Novarese, si inserisce in una fase meteorologica molto turbolenta sull’Italia, contraddistinta da numerosi episodi di maltempo, in una prima decade di giugno che, con buona probabilità, verrà ricordata come tra le più piovose degli ultimi anni, dopo una primavera tra le più secche di sempre».

tornado novara 8 giugno
Foto: @DeDietrich via IconaMeteo

Sempre più tornado colpiscono l’Italia: perché?

Abbiamo osservato una crescita del numero dei tornado – spiega Rino Cutuli – soprattutto a partire dal Ventunesimo secolo, in concomitanza con una drastica accelerazione dei cambiamenti climatici e, di conseguenza, con il sensibile aumento di eventi meteo estremi.

Basti pensare che negli ultimi 6 anni si sono contati ben 197 tornado, il più forte dei quali a Dolo (VE) nel 2015: era di intensità 3 in una scala, quella Fujita, che va da 1 a 5.

Quali sono le zone più a rischio?

In Italia, l’area in assoluto più esposta al rischio tornado è la pianura padana, pur con le sue dimensioni ridotte rispetto alle immense distese pianeggianti americane: in particolare il settore lombardo-veneto-emiliano dove i fenomeni vorticosi si possono verificare con maggiore frequenza, alcuni dei quali non hanno nulla da invidiare ai tornado che si sviluppano oltreoceano.

In primis il Veneto (soprattutto Vicentino, Trevigiano e Veneziano) e la pianura friulana. A seguire, la pianura piemontese orientale, quella laziale e pugliese centro-meridionale, particolarmente il Salento, mentre le aree costiere di queste ultime regioni vengono lambite dalle trombe marine che si formano sul mare prospiciente.

C’è una “stagione dei tornado”?

Per quanto riguarda il periodo, la stagione che appare più fertile al Nord è quella compresa tra la fine della primavera e la stagione estiva.
Tra settembre e novembre, mentre al Nord la probabilità di tornado si riduce notevolmente, aumenta al Centro-Sud, buona parte delle quali sono landfall di trombe marine.

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Che differenza c’è tra una tromba d’aria e un tornado? E come si formano?

Le trombe d’aria e i tornado sono lo stesso fenomeno: per svilupparsi hanno bisogno di estese e grandi superfici pianeggianti, che ne permettano prima la nascita e in seguito la sopravvivenza per un tempo sufficientemente lungo ( dell’ordine dei 5-15 minuti) da permettere loro di spostarsi insieme alla cella temporalesca dalla quale hanno tratto origine.

Infatti, non esiste tornado senza che prima si sia formato un temporale: stiamo parlando di uno dei fenomeni più complessi da spiegare dal punto di vista meteorologico e che per questo resta, ancora oggi, oggetto di studio e analisi.

Innanzitutto, questo fenomeno trae origine dagli intensi moti ascensionali all’interno di celle temporalesche più o meno violente, multicellulari o supercellulari, in grado di percorrere centinaia di chilometri e generare venti distruttivi anche fino ai 500 Km/h.

Ciò presuppone la presenza di un ambiente fortemente instabile, con una massa d’aria calda e umida nei bassi strati, più fredda e secca in quota, che sollevandosi si condensa e dà origine a forti temporali.

Se lungo la colonna d’aria calda ascendente che alimenta la nube temporalesca (la termica) i venti circostanti tendono a ruotare gradualmente con la quota, aumentando al contempo d’intensità (fenomeno anche noto come wind shear), allora la colonna d’aria è costretta ad assumere un moto rotatorio nel piano orizzontale. A questo punto, se le correnti ascensionali si intensificano ulteriormente, tutta la colonna d’aria in rotazione viene impennata verso l’alto: la massa d’aria in tal modo ruota attorno ad un asse che non è più parallelo al suolo, bensì quasi perpendicolare ad esso.

Nel frattempo, nella zona più interna della colonna rotante si forma una zona di relativa calma, caratterizzata da un minimo relativo di pressione (mesociclone) in cui l’aria, invece di salire, ridiscende lentamente verso il suolo: il centro di bassa pressione all’interno del tornado ha lo scopo di compensare l’intensa forza centrifuga da rotazione, altrimenti il vortice rotante si dilaterebbe verso l’esterno fino a dissolversi. L’aria che viene aspirata dal vortice si avvita a spirale attorno alla colonna di bassa pressione, per poi rallentare una volta raggiunto il cumulonembo che lo sovrasta. Si spiega così anche la caratteristica forma assunta dai tornado, che appaiono come un enorme imbuto che parte dalla base del cumulonembo e arriva a toccare il suolo: la distribuzione della pressione è infatti tale che l’area di bassa pressione si allarga via via che si sale verso la base della nube temporalesca.

Il suo diametro varia dai 100 ai 500 metri ma, in casi eccezionali, sono stati registrati tornado con diametro di base superiore ad 1 Km. L’altezza può variare tra i 100 e i 1000 metri, in relazione alla distanza tra il suolo e la base del cumulonembo.

I tornado più violenti sono quelli che si formano all’interno di temporali a supercella, perché qui la termica è molto più intensa e per di più già dotata del tipico moto rotatorio. Questo è il motivo per cui i tornado si formano con maggiore facilità e frequenza e con una potenza distruttiva molto maggiore negli USA piuttosto che in Italia, dove la stragrande maggioranza di essi è associata a temporali multicellulari.

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