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SICCITÀ, la provincia di Ferrara entra nella zona rossa per forte criticità idrica

Nel 2021 la siccità rischia di sfiorare i livelli record delle stagioni passate. La provincia di Ferrara è l’ultima ad essere entrata nella zona rossa delle zone maggiormente colpite dalla siccità, prologo all’emergenza desertificazione. Lo rivela l’ANBI, Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue. A nord del fiume Reno, dopo il Po il più lungo fiume dell’Emilia-Romagna, sono caduti poco più di 407 millimetri di pioggia dal 1 ottobre 2020, mentre a sud in quasi 12 mesi ne sono caduti circa 460. L’area centro-orientale dell’Emilia Romagna è ormai caratterizzata da forte criticità idrica: il fiume Taro, il Trebbia e l’Enza rimangono sotto i minimi storici.

La siccità soffoca anche il Monviso: chiude in anticipo il Rifugio Quintino Sella. “Siamo senz’acqua”

La pioggia è tornata solo ora, dopo settimane e mesi difficili. L’estate meteorologica è stata particolarmente siccitosa: dai dati analizzati dal nostro meteorologo Simone Abelli, la stagione estiva si è chiusa con un ammanco del 32% della pioggia a livello nazionale. «La carenza di pioggia ha interessato gran parte del territorio, ad eccezione di locali esuberi sulle Alpi, l’alta pianura padana e poche aree del Centro-Sud fra cui spiccano la zona del Golfo di Taranto e i settori tirrenici di Calabria e Sicilia. Ancora più significativo è il dato rilevato sulle regioni nord-orientali: con -38% di anomalia l’estate appena conclusa rappresenta per il Nord-Est la più siccitosa della serie storica soprattutto a causa degli scarsi accumuli in Emilia Romagna e sulla bassa pianura veneta». Da inizio anno manca all’appello l’8% della pioggia, con picchi più elevati al Nord-Est (-11%), al Centro (-17%) e in Sardegna (-15%).

«La mancanza di precipitazioni significative da oltre tre mesi – precisa Francesco Vincenzi, imprenditore agricolo locale, nonché Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue  – sta impedendo i secondi raccolti, pregiudicando le lavorazioni in campagna». «Solo l’efficienza irrigua ha finora garantito i raccolti in una stagione siccitosa e che si sta ancora caratterizzando per temperature particolarmente alte – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Proprio l’Emilia Romagna vanta nella ricerca per l’irrigazione, un centro di eccellenza internazionale come Acqua Campus del Consorzio Canale Emiliano Romagnolo».

Il rapporto settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, segnala una diffusa diminuzione di disponibilità d’acqua dal Nord al Sud della Penisola. La portata del Po, specie nei settori più vicini alla foce, è praticamente dimezzata rispetto alla media. Diminuite le portate anche dei fiumi Adda, Adige, Livenza e Brenta, e i livelli dei grandi laghi del Nord (ad esclusione del solo Lago di Garda). I fiumi toscani restano tutti sotto la media mensile ma, a differenza dell’Ombrone, che permane al limite del Minimo Deflusso Vitale, il Serchio torna a rivedere un po’ d’acqua in alveo, mentre l’Arno ha portate in calo. Nelle Marche, una leggerissima ripresa di portata per i fiumi Tronto, Esino e Sentino (comunque ancora al minimo storico) fa sperare in un’inversione di tendenza idrica, seppur gli  invasi restino assai  lontani dai livelli del recente passato. In Campania, i fiumi Sele, Volturno e Garigliano sono in calo, mentre valori in aumento si registrano per l’ Alento. Diminuiscono i volumi idrici nel lago di Conza, mentre gli invasi del Cilento sono in lieve ripresa. Nel Lazio, in un mese, il lago di Bracciano si è abbassato di 14 centimetri, mentre i bacini di Basilicata e Puglia, in una settimana, hanno ceduto 7 milioni di metri cubi d’ acqua ad uso irriguo.

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