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Inquinamento, l’aria ferma e la stabilità meteo soffocano la Pianura Padana

L’inquinamento torna a salire in Pianura Padana, complice la stabilità meteo. Le giornate apparentemente tranquille che stiamo vivendo nascondono infatti un problema serio: l’alta pressione e la stabilità atmosferica stanno favorendo l’accumulo di sostanze inquinanti vicino al suolo. In pratica, l’aria ristagna e i gas e le polveri emesse da traffico, riscaldamento e industrie restano intrappolati negli strati più bassi dell’atmosfera.

Il dato più preoccupante arriva da Milano, dove ieri – nonostante fosse sabato – la stazione ARPA di viale Marche ha registrato 97 µg/m³ di PM10, quasi il doppio del limite giornaliero consentito (50 µg/m³). Ma non si tratta di un caso isolato: valori elevati sono stati rilevati anche a Magenta (MI) con 78 µg/m³, Vigevano (PV) con 72, Codogno (LO) con 71, Crema (CR) con 70, Pavia con 66 e Mantova con 58 µg/m³. Tutti numeri ben oltre la soglia di attenzione, nonostante il weekend e il traffico ridotto.

Perché la stabilità atmosferica peggiora l’inquinamento

In presenza di un campo di alta pressione, l’aria tende a muoversi poco. Gli strati più bassi dell’atmosfera restano intrappolati da quelli superiori più caldi, che agiscono come un “tappo” impedendo la dispersione delle sostanze inquinanti. È la cosiddetta inversione termica, tipica delle stagioni di passaggio come l’autunno, che trasforma la Pianura Padana in una vera e propria camera a gas.

Che cos’è il particolato atmosferico

Il particolato atmosferico (PM10 e PM2,5) è un insieme complesso di particelle solide e liquide sospese nell’aria. Può avere origine naturale (come nel caso dei pollini o di incendi) oppure antropogenica, cioè legata all’attività umana: in questo caso, i responsabili principali sono riscaldamento domestico, traffico, industrie, combustioni.
Le particelle più fini – in particolare il PM2,5 – sono le più pericolose perché riescono a penetrare in profondità nei polmoni e, in parte, a raggiungere il circolo sanguigno. Possono trasportare sostanze tossiche come metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici (IPA), potenziandone gli effetti nocivi.

Gli effetti sulla salute

L’esposizione prolungata o frequente a concentrazioni elevate di PM10 e PM2,5 aumenta il rischio di:

  • malattie cardiovascolari e respiratorie,

  • bronchiti croniche e aggravamento dell’asma,

  • mortalità prematura, soprattutto per tumore polmonare.

Le categorie più vulnerabili sono gli anziani, le persone con patologie respiratorie o cardiache, i bambini e chi vive in condizioni socioeconomiche difficili o in aree fortemente urbanizzate.

Quali sono i limiti

Per il PM10, la normativa prevede:

  • 50 µg/m³ come media giornaliera, da non superare per più di 35 giorni all’anno;

  • 40 µg/m³ come media annuale.

Una situazione che si ripete

Ogni autunno lo schema si ripete: l’arrivo dell’alta pressione porta calma e bel tempo, ma anche un peggioramento della qualità dell’aria. In assenza di vento e pioggia, l’inquinamento resta intrappolato e cresce giorno dopo giorno.

Serve un mix di condizioni meteorologiche favorevoli e politiche strutturali – dai trasporti pubblici efficienti al riscaldamento meno inquinante – per evitare che le belle giornate ottobre diventino sinonimo di aria irrespirabile.

 

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NOTE: questo articolo è stato generato con il supporto dell’intelligenza artificiale.

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