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Il cervo italico torna in natura

Con l’arrivo della primavera è entrato nella sua fase clou il progetto per salvare il cervo italico, una specie autoctona della nostra penisola di cui al momento rimangono appena 300 individui.

In particolare, con il trasferimento dal Bosco della Mesola di un primo nucleo di 20 esemplari in un’area naturale della Calabria, il Parco Naturale Regionale delle Serre e le Riserve naturali circostanti, si è chiusa la prima fase dell’Operazione Cervo Italico, realizzata con lo sforzo congiunto di diversi partner: Carabinieri Forestale (già Corpo Forestale dello Stato), gestori della Riserva Naturale Bosco della Mesola che hanno garantito anche il trasporto e sorveglianza nel sito di rilascio grazie al reparto territorialmente competente, il Parco Naturale Regionale delle Serre, l’Università di Siena, riferimento scientifico del progetto, il WWF Italia come coordinatore operativo, DREAM Italia, ente di studi faunistici con elevata esperienza nella gestione degli ungulati, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana e il Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

Dopo le delicate operazioni di cattura, a marzo gli animali sono stati trasferiti in sicurezza a oltre mille chilometri di distanza, nel Parco Naturale Regionale delle Serre, che da oggi vede aumentare il valore della sua biodiversità anche a beneficio delle comunità locali. Gli individui traslocati sono sottoposti ad un intenso monitoraggio tramite l’utilizzo di collari satellitari, che permettono la verifica degli spostamenti, dei tassi di sopravvivenza e di riproduzione, e delle eventuali cause di mortalità.

L’Operazione prevede la cattura e il rilascio nella nuova area identificata di almeno 20 individui per anno, per tre annualità (2023, 2024 e 2025). Per non interferire con le fasi più delicate del ciclo biologico della specie, il rilascio avverrà ogni anno all’interno della finestra temporale compresa tra i mesi di novembre e marzo.

cervo italico
Foto: Marco Barretta via WWF Italia

L’obiettivo chiave della missione è quello di salvare dall’estinzione il cervo italico, una sottospecie del tutto unica: tutti i cervi presenti nel resto della penisola sono, infatti, cervi europei introdotti in Italia a partire dal secondo dopoguerra e oggi in progressiva espansione.

Un tempo diffuso in buona parte della penisola, il cervo italico è stato via via decimato dalla trasformazione degli habitat e dalla caccia, fino a sopravvivere con pochi individui isolati nella foresta planiziale della Mesola, in passato riserva di caccia degli Estensi.
Grazie alle azioni di tutela garantite dal Corpo Forestale dello Stato (ora Carabinieri Forestale), gestore dell’area, questa sottospecie è riuscita a salvarsi dall’estinzione. Oggi, la Riserva Riserva Naturale Statale “Bosco della Mesola”, in provincia di Ferrara, ha conservato fino ad oggi gli ultimi 300 esemplari di cervo italico.

Considerate le sue peculiarità, il cervo della Mesola rappresenta una priorità da tutelare e salvaguardare a livello nazionale. La conservazione a lungo termine di questa popolazione è oggi messa a rischio da diversi fattori: da quelli demografici, dovuti all’esiguità della popolazione e all’elevato tasso di consanguineità del nucleo residuo alla competizione con il daino, che se presente in gran numero, può limitare l’utilizzo delle risorse per i cervi; inoltre la mancanza di altre popolazioni non garantisce un sufficiente scambio genetico.
Per garantire un futuro a questa popolazione unica occorre dunque da un lato migliorare le condizioni ambientali dell’areale di origine, sia delle aree aperte sia del sottobosco, e limitare la diffusione e la consistenza numerica dei daini, e dall’altro ripopolare nuove aree idonee.
A oltre 30 anni dall’operazione cervo sardo, lanciata dal WWF per salvare la sottospecie di cervo tipica dell’isola – passata da poche centinaia a quasi 10.000 individui -, si spera che il futuro del cervo italico possa essere altrettanto roseo.

 

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