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Gas, il piano del Governo: dal riscaldamento ai rigassificatori, passando anche per il ritorno del carbone

Il Governo ha pubblicato il Piano per affrontare l’aumento del prezzo del gas e in generale dell’energia riducendo la dipendenza dell’Italia dalle forniture della Russia. Il Piano è stato reso noto dal Ministero della Transizione Ecologica, che in una nota ha spiegato che sono previste delle misure di diversificazione che nel breve termine permetteranno di ridurre le importazioni di gas russo e più in generale l’utilizzo del gas. Nel breve termine, però – spiega il MiTE -, è necessario contenere i consumi in tutti gli ambiti possibili: lo ha indicato la Commissione europea con il Regolamento approvato in agosto, sottolinea il Ministero, e serve anche ad affrontare l’aumento del prezzo e ad evitare un eccessivo svuotamento degli stoccaggi nazionali di gas anche in previsione della prossima stagione.

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Il Piano del MiTE si snoda attraverso 3 punti chiave: stoccaggio, importazioni e consumi.

Incrementare lo stoccaggio e diversificare le fonti

Per quanto riguarda lo stoccaggio, il Governo ha fissato un obiettivo nazionale di riempimento di almeno il 90 per cento di capacità entro l’inverno. All’inizio di settembre abbiamo raggiunto l’83 per cento, fa sapere il MiTE: un valore «in linea con l’obiettivo e anche superiore», fondamentale «per disporre di margini di sicurezza del sistema gas e affrontare il prossimo inverno».

Il programma relativo alle importazioni si focalizza sul diversificare la provenienza del gas.
È stato siglato un accordo per aumentare gradualmente le forniture provenienti dall’Algeria, sono state incrementate nel breve termine le importazioni dal gasdotto TAP e si sta lavorando per garantire approvvigionamenti di Gas Naturale Liquefatto da nuove fonti. In particolare dovrebbero arrivare fino a 3,5 miliardi di Smc (Standard Metri Cubi) dall’Egitto, fino a 1,4 miliardi dal Qatar, fino a 4,6 dal Congo e tra i 3 e i 3,5 miliardi di Smc da altri Paesi, con cui si sta ancora negoziando: Angola, Nigeria, Mozambico, Indonesia e Libia.

Il nodo rigassificatori

L’indipendenza da Mosca richiede anche che si incrementi la dotazione di infrastrutture del gas. I rigassificatori già esistenti stanno funzionando al massimo della loro capacità, fa sapere il MiTE, e quindi servono «nuovi terminali di rigassificazione di GNL in tempi coerenti con le quantità negoziate da nuove rotte».
Il Governo ha deciso di puntare su strutture galleggianti – si legge nel Piano -, «più flessibili e con minori tempi di realizzazione rispetto alle strutture fisse, oltre che più coerenti con la politica di decarbonizzazione del sistema energetico, che rimane la priorità generale della politica di diversificazione», assicura il Ministero.

L’Italia acquisterà due rigassificatori galleggianti (FSRU – Floating Storage and Regasification Unit) con una capacità di circa 5 miliardi di Smc ciascuna, destinati a essere installati in Toscana e in Emilia Romagna. L’obiettivo del Governo è quello di arrivare ad avere in esercizio al più presto il primo rigassificatore (operativo secondo i programmi entro i primi mesi del 2023) e di avviare il secondo impianto entro il 2024. Sarebbe «fondamentale soprattutto per poter affrontare l’inverno 2023-2024 – riferisce il MiTE -, considerato che con molta probabilità gli stoccaggi saranno pienamente utilizzati nella stagione invernale 2022-2023».

Tra rinnovabili e ritorno al carbone

La riduzione della dipendenza dalla Russia passa anche attraverso la produzione di energia elettrica con fonti diverse dal gas. In questo senso, il piano presentato dal Governo prevede un’accelerazione delle procedure di installazione e il supporto agli investimenti – anche tramite le riforme e le risorse previste nel PNRR – volti ad aumentare la produzione di energia rinnovabile e gas rinnovabili (biometano e idrogeno).

Nel breve termine, però, torniamo anche a guardare al carbone, che è un combustibile fossile il cui utilizzo ha conseguenze ancora peggiori di quelle del gas per quanto riguarda l’emissione di gas climalteranti. Secondo le stime del ministero, massimizzare la produzione a carbone e olio combustibile consentirebbe un risparmio di 1,8 miliardi di metri cubi di gas entro il prossimo 31 marzo.
Il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima prevedeva che entro la fine del 2025 le centrali a carbone italiane avrebbero dovuto essere spente. Ora, invece, anche quelle che erano state dimesse sono state rimesse in funzione per la crisi energetica in corso e saranno chiamate a produrre ancora di più.

 

Ridurre i consumi

Una parte fondamentale del Piano studiato per affrontare la crisi energetica e l’aumento del prezzo del gas è quello relativo alla riduzione dei consumi.

Prezzo gas e crisi energetica, le misure relative al riscaldamento

Tra le misure previste, le più importanti sono senz’altro quelle legate al riscaldamento, con modifiche nella regolazione della temperatura (che scende di un grado) e negli orari e periodi di accensione invernale.

Negli edifici dedicati ad attività industriali, artigianali e assimilabili non si potranno superare i 17°C, mentre in tutti gli altri il limite è di 19 gradi. In tutti i casi è prevista tuttavia una soglia di tolleranza di 2 gradi per cui, di fatto, la reale efficacia di questa misura dipenderà dalla consapevolezza e dalla responsabilità dei cittadini.

Per quanto riguarda le tempistiche di accensione degli impianti, la durata giornaliera si ridurrà di un’ora mentre il periodo di accensione sarà più breve di 15 giorni. Nello specifico, si posticipa di 8 giorni la data di inizio e si anticipa di 7 giorni quella di fine esercizio.

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Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale, Ministero della Transizione Ecologica.

Misure comportamentali: dalla durata delle docce all’utilizzo di fornelli ed elettrodomestici, il vademecum del Ministero

È prevista una campagna di sensibilizzazione per «suggerire una serie di comportamenti virtuosi che potranno contribuire, anch’essi, a limitare il consumo di energia con riduzione dei costi di bolletta e impatti positivi anche sull’ambiente», scrive il Ministero nel suo Piano. Tra i comportamenti da promuovere, si legge nel documento, «quelli della riduzione della temperatura e della durata delle docce, l’utilizzo anche per il riscaldamento invernale delle pompe di calore elettriche usate per il condizionamento estivo, l’abbassamento del fuoco dopo l’ebollizione e la riduzione del tempo di accensione del forno, l’utilizzo di lavastoviglie e lavatrice a pieno carico, il distacco della spina di alimentazione della lavatrice quando non in funzione, lo spegnimento o l’inserimento della funzione a basso consumo del frigorifero quando in vacanza, non lasciare in stand by TV, decoder, DVD, la riduzione delle ore di accensione delle lampadine».

Oltre a queste misure comportamentali a costo zero il Piano ne prevede alcune «con investimento iniziale» da parte degli utenti. Tra queste il Ministero cita ad esempio investimenti per la sostituzione di elettrodomestici a più elevato consumo con quelli più efficienti, la sostituzione di climatizzatori con quelli più efficienti, l’installazione di nuove pompe di calore elettriche in sostituzione delle vecchie caldaie a gas, l’installazione di pannelli solari termici per produrre acqua calda, la sostituzione lampadine tradizionali con quelle a led.

Il Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale è disponibile nella versione integrale sul sito del Ministero della Transizione Ecologica, a questo link.

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