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Frane e inondazioni devastano il Nepal: bilancio tragico e aree isolate

Le frane e le inondazioni in Nepal hanno causato almeno 60 vittime, con il bilancio destinato a salire. Migliaia di sfollati e villaggi isolati a causa delle piogge torrenziali e della stagione monsonica eccezionalmente intensa.

Nelle ultime 48 ore, il Nepal è stato teatro di una delle più violente tempeste degli ultimi anni, con frane e inondazioni che hanno provocato almeno 60 vittime. Le piogge torrenziali hanno distrutto villaggi, ponti e strade, isolando ampie aree del paese. Il fiume Koshi ha raggiunto livelli critici, contribuendo all’emergenza. Centinaia di persone sono state evacuate e migliaia risultano sfollate, mentre il bilancio delle vittime è purtroppo destinato ad aggravarsi. La causa principale di questi eventi estremi è una stagione monsonica insolitamente prolungata e intensa, che ha portato precipitazioni eccezionali sull’Himalaya.

Frane e inondazioni: un bilancio in crescita

Le autorità locali hanno confermato che almeno 44 persone hanno perso la vita in Nepal, con cinque dispersi, mentre in India, nella regione montuosa del Darjeeling, si contano oltre 20 vittime. In Bhutan, l’esercito indiano è intervenuto con elicotteri per evacuare gli abitanti rimasti intrappolati. In Nepal, le frane e le inondazioni hanno colpito duramente soprattutto i villaggi dell’Himalaya, dove le strade e i ponti sono stati distrutti, lasciando intere comunità isolate. Secondo il Centro internazionale per lo sviluppo integrato delle montagne di Kathmandu, l’aumento delle temperature e delle piogge estreme legate alla crisi climatica hanno reso più frequenti disastri come quelli attuali.

L’impatto della stagione monsonica e delle piogge torrenziali

La stagione monsonica appena conclusa è stata tra le più piovose degli ultimi 25 anni, con precipitazioni superiori dell’8% alla media. Le piogge torrenziali hanno colpito il Nepal con una forza straordinaria, distruggendo infrastrutture vitali e ostacolando i soccorsi. Il fiume Koshi ha raggiunto livelli critici, provocando l’esondazione di interi quartieri a Kathmandu, dove le acque hanno sommerso veicoli, negozi e abitazioni, tagliando la capitale dal resto del paese. Testimonianze di residenti locali raccontano di evacuazioni improvvise e della perdita di beni e attività a causa dell’acqua e del fango.

Soccorsi e evacuazioni: una corsa contro il tempo

Il governo provvisorio del Nepal, guidato dalla prima ministra Sushila Karki, ha promesso aiuti immediati e il dispiegamento di elicotteri e imbarcazioni per raggiungere le aree isolate. Tuttavia, le forti piogge hanno ostacolato le operazioni di soccorso, sospese nella notte per motivi di sicurezza. In molte zone, le persone sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni e a rifugiarsi in aree sicure, portando con sé solo il necessario. Le autorità locali hanno invitato la popolazione a seguire le indicazioni di emergenza per evitare ulteriori tragedie.

Le cause meteorologiche: monsoni e correnti dal Golfo del Bengala

Gli esperti meteorologici attribuiscono la violenza di questa tempesta a una stagione monsonica insolitamente lunga e intensa, proseguita oltre la fine di settembre. Forti correnti hanno trasportato grandi quantità di vapore acqueo dal Golfo del Bengala verso l’Himalaya, innescando temporali eccezionali e precipitazioni record. Questo fenomeno ha aggravato la già critica situazione idrogeologica delle zone montuose del Nepal, dove frane e alluvioni sono eventi frequenti durante la stagione dei monsoni.

Situazione attuale e rischi futuri

Le autorità e i soccorsi continuano a monitorare la situazione, mentre il rischio di ulteriori frane e inondazioni rimane elevato a causa delle condizioni meteorologiche instabili. Centinaia di persone sono ancora bloccate in stazioni e aeroporti, soprattutto in occasione del festival indù Dashain, mentre le previsioni indicano che le piogge potrebbero continuare a colpire il Nepal nei prossimi giorni. La tragedia, purtroppo, sembra destinata ad aggravarsi, con il timore di nuove precipitazioni che potrebbero mettere a rischio altre vite e comunità.

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