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Crateri in Turchia, le voragini della siccità che divorano i campi

Nell’Anatolia centrale centinaia di crateri in Turchia si aprono nei campi agricoli. Siccità estrema, falde svuotate e cambiamento climatico alla base di un fenomeno in rapida crescita.

Nell’Anatolia centrale, cuore agricolo del Paese, stanno comparendo centinaia di enormi voragini in Turchia che inghiottono campi di grano, strade rurali e infrastrutture agricole. Le autorità turche hanno mappato quasi 700 sinkhole in Turchia nelle province di Konya, Karaman e Aksaray, un numero in costante aumento che allarma agricoltori, geologi e amministrazioni locali. Il fenomeno è strettamente legato alla siccità in Turchia, al sovrasfruttamento delle falde e al più ampio contesto di desertificazione in Turchia che sta trasformando paesaggi un tempo fertili.

Crateri in Turchia: dove si stanno aprendo le voragini

La zona più colpita è il cosiddetto Bacino Chiuso di Konya, un’ampia pianura agricola costruita su rocce calcaree e gessose, particolarmente vulnerabili alla formazione di doline in Turchia. Secondo i rilievi dell’Autorità per la Gestione dei Disastri e delle Emergenze (AFAD), solo nella provincia di Konya sono stati documentati oltre 650 crateri in Anatolia centrale di varie dimensioni, alcuni larghi decine di metri e profondi più di 20. Queste enormi cavità, spesso circolari, compaiono all’improvviso nei campi coltivati, creando paesaggi quasi lunari e mettendo a rischio la sicurezza delle comunità rurali. In diversi casi le voragini nei campi di grano hanno inghiottito porzioni di raccolto, sistemi di irrigazione e perfino trattori lasciati parcheggiati a bordo campo.

Come si formano i sinkhole in Anatolia centrale

I crateri causati dalla siccità nella piana di Konya sono un tipico fenomeno carsico: il sottosuolo, costituito da rocce solubili come calcare e gesso, viene lentamente eroso dall’acqua che circola nelle falde. Nel corso del tempo si formano cavità sotterranee sempre più grandi; quando la copertura superiore non è più stabile, il terreno cede improvvisamente dando origine ai caratteristici sinkhole agricoli. In condizioni naturali questo processo richiede secoli, ma nell’Anatolia centrale è stato fortemente accelerato da due fattori principali: la prolungata siccità nel Mediterraneo orientale e l’estrazione intensa di acqua sotterranea per l’irrigazione di colture idroesigenti, come il grano e le barbabietole. L’abbassamento del livello della falda lascia vuote le cavità che prima erano riempite d’acqua, rendendo il “tetto” di terreno molto più fragile e predisposto al collasso.

Siccità e cambiamento climatico in Turchia

Negli ultimi anni la siccità nel bacino del Mediterraneo è stata identificata come una delle più gravi a livello mondiale, con la Turchia tra i Paesi più colpiti.[4] Rapporti internazionali evidenziano come l’88% del territorio turco sia oggi a rischio desertificazione, con precipitazioni sempre più irregolari, ondate di calore più frequenti e stagioni secche più lunghe. Il 2023 e il 2024 sono stati tra gli anni più caldi mai registrati, e la combinazione tra temperature elevate e mancanza di precipitazioni ha aggravato le condizioni di siccità nelle aree agricole dell’Anatolia. In questo contesto, i crateri in Turchia non sono un’anomalia isolata, ma il segnale visibile di un sistema climatico e idrico sempre più sotto stress, in cui i terreni agricoli perdono rapidamente umidità e struttura.

Effetti sui campi di grano e sulle comunità rurali

Le voragini nei campi turchi stanno colpendo in modo particolare le grandi distese di grano che fanno della regione di Konya il “granaio” del Paese. Ogni nuovo cratere agricolo significa perdita di superfici coltivabili, riduzione dei raccolti e danni economici per gli agricoltori, già provati dalla scarsità d’acqua e dall’aumento dei costi energetici per il pompaggio dalle falde profonde. Oltre al danno economico, il rischio per la sicurezza è concreto: molti crateri di collasso si aprono senza preavviso, spesso dopo piogge intense che seguono lunghi periodi secchi, proprio quando i mezzi agricoli sono in azione nei campi. Strade rurali e canali di irrigazione possono essere troncati di colpo, complicando l’accesso ai terreni e i soccorsi in caso di emergenza.

Un segnale della crisi idrica nel Mediterraneo

I crateri in Turchia sono diventati un simbolo estremo della più ampia crisi idrica nel Mediterraneo, dove l’aumento delle temperature, la riduzione delle risorse idriche rinnovabili e l’intensificazione delle attività agricole stanno mettendo sotto pressione ecosistemi e comunità rurali. La combinazione tra cambiamento climatico e sfruttamento delle falde trasforma la piana di Konya in un laboratorio a cielo aperto di ciò che potrebbe accadere in altre regioni agricole aride se non si ridurrà la dipendenza da prelievi eccessivi di acqua sotterranea. Per gli scienziati, il rapido aumento dei sinkhole in Turchia è un chiaro campanello d’allarme: dove il suolo letteralmente cede sotto i piedi, diventa evidente quanto siano fragili gli equilibri tra clima, acqua e agricoltura in uno dei principali hotspot globali di siccità e stress idrico.

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