László Krasznahorkai vince il Nobel per la letteratura 2025

Lo scrittore ungherese László Krasznahorkai è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura 2025 per la sua opera visionaria che riafferma il potere dell’arte. È il secondo ungherese a ricevere questo riconoscimento dopo Imre Kertész nel 2002.
L’Accademia Svedese ha annunciato il 9 ottobre 2025 l’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura allo scrittore ungherese László Krasznahorkai, nato nel 1954 a Gyula, vicino al confine con la Romania. La motivazione ufficiale recita: “per la sua opera avvincente e visionaria che, nel mezzo del terrore apocalittico, riafferma il potere dell’arte”. Con questo riconoscimento, Krasznahorkai diventa il secondo scrittore ungherese a ricevere il prestigioso premio dopo Imre Kertész, premiato nel 2002.
Un maestro della prosa filosofica
László Krasznahorkai è riconosciuto come uno degli autori contemporanei più importanti e visionari d’Europa. Il suo stile letterario si caratterizza per una prosa densa e filosofica, con lunghe frasi sinuose prive di punti fermi che creano un flusso narrativo ipnotico. La critica americana Susan Sontag lo ha definito “maestro dell’apocalisse” della letteratura contemporanea, un titolo che riflette perfettamente la natura delle sue opere.
Il romanziere ungherese si colloca nella grande tradizione dell’Europa centrale che si estende da Kafka a Thomas Bernhard, caratterizzata da assurdismo ed eccessi grotteschi. Le sue opere esplorano temi come il caos, l’isolamento e la ricerca di significato in un mondo instabile, offrendo una visione apocalittica della vita moderna attraverso scenari onirici e caratterizzazioni grottesche.
Le opere principali di Krasznahorkai
Il debutto letterario di Krasznahorkai avviene nel 1985 con Satantango, un ritratto inquietante del decadimento e della disperazione in un villaggio al collasso. Il romanzo, che stabilì immediatamente la sua reputazione in Ungheria, fu successivamente adattato in un film dal regista Béla Tarr, con cui l’autore ha collaborato in numerosi progetti cinematografici.
Nel 1989 pubblica La malinconia della resistenza, una fantasia horror febbrile ambientata in una piccola città ungherese in una valle dei Carpazi. L’arrivo di un circo spettrale con la carcassa di una balena gigante scatena forze estreme, violenza e vandalismo. Questo romanzo raffigura magistralmente la lotta brutale tra ordine e disordine.
Guerra e guerra, pubblicato nel 1999, segna uno spostamento geografico oltre i confini ungheresi. L’umile archivista Korin decide di viaggiare dalla periferia di Budapest a New York per un ultimo atto della sua vita, portando con sé un’antica epopea di straordinaria bellezza sui guerrieri che ritornano.
Il premio e il riconoscimento internazionale
Prima del Nobel, Krasznahorkai aveva già ricevuto nel 2015 il prestigioso International Man Booker Prize, spesso considerato un trampolino di lancio verso il premio svedese. Tra le sue opere più acclamate figura Seiobo There Below del 2008, che vinse il Best Translated Book Award. Questa raccolta di diciassette storie, disposte secondo una sequenza di Fibonacci, tratta del ruolo della bellezza e della creazione artistica in un mondo di cecità e impermanenza.
Nato in una famiglia di esperti legali considerata borghese e quindi mal vista dalle autorità comuniste, Krasznahorkai non lasciò l’Ungheria fino al 1987, quando si trasferì a Berlino. La caduta della Cortina di ferro lo portò a viaggiare per il mondo, trascorrendo lunghi periodi in Asia negli anni Novanta. Dopo anni di peregrinazioni tra Berlino e Trieste, cercò di sfuggire all’atmosfera creata dal governo di Viktor Orbán.
L’eredità letteraria e il dialogo con l’Oriente
Le opere di Krasznahorkai mostrano anche un profondo interesse per la cultura orientale. I suoi viaggi in Cina e Giappone hanno lasciato impressioni durature che si riflettono in opere dal tono più contemplativo e finemente calibrato, come il romanzo del 2003 ambientato a sud-est di Kyoto.
Il premio assegnato a László Krasznahorkai sottolinea anche, dopo quello conferito alla scrittrice polacca Olga Tokarczuk nel 2019, il dinamismo della narrativa dell’Europa orientale nel panorama letterario mondiale contemporaneo.
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