Epidemia di influenza in Giappone: picco anticipato, scuole chiuse e allerta internazionale
In Giappone è stata dichiarata una epidemia di influenza con oltre 6.000 casi e numerose scuole chiuse, il tutto con un picco stagionale iniziato con largo anticipo. Le autorità monitorano la diffusione del virus H3N2 e cresce la preoccupazione per possibili focolai in Asia ed Europa.

La stagione dell’influenza in Giappone ha registrato nel 2025 un andamento anomalo, con l’inizio dell’epidemia ben cinque settimane prima rispetto agli anni precedenti. Secondo i dati ufficiali, già nella prima metà di ottobre i casi confermati hanno superato quota 6.000, un numero elevato per il periodo e che ha spinto le autorità a prendere misure straordinarie come la chiusura di oltre 100 scuole. Il ceppo prevalente è il virus H3N2, noto per la sua particolare aggressività, in un contesto in cui la popolazione, specie i più giovani, mostra una ridotta immunità dovuta alle restrizioni anti-Covid degli ultimi anni.
Epidemia influenzale in Giappone: numeri e caratteristiche del virus
L’epidemia di influenza in Giappone è stata ufficialmente dichiarata dopo che il numero di casi per centro di sorveglianza ha superato la soglia critica di 1,00, valore convenzionale per l’inizio della fase epidemica. Già a fine settembre si registravano oltre 4.000 casi, saliti rapidamente a più di 6.000 entro il 10 ottobre. Questa accelerazione è legata principalmente alla diffusione del virus H3N2, una variante di influenza A che ha già causato importanti focolai in Australia e Nuova Zelanda durante l’inverno australe. Il dato rilevante è che quasi la metà dei 287 pazienti ricoverati a settembre aveva 14 anni o meno, confermando come la popolazione pediatrica sia particolarmente vulnerabile. In risposta, numerose scuole hanno adottato la chiusura parziale o totale per limitare la trasmissione del virus influenzale.
Le cause dell’anticipo epidemico e i fattori di diffusione
Il picco anticipato dell’influenza stagionale in Giappone è stato attribuito a diversi fattori. In primo luogo, il ritorno dei viaggi internazionali dopo la pandemia ha favorito la circolazione del virus influenzale tra le diverse regioni. Il cambiamento climatico ha inoltre alterato i consueti modelli stagionali, creando condizioni favorevoli alla trasmissione già a settembre. Un ulteriore elemento chiave è la ridotta esposizione al virus dell’influenza negli ultimi anni, dovuta alle misure di prevenzione adottate contro il Covid-19, che hanno abbassato l’immunità collettiva. Questo ha reso la popolazione più suscettibile, in particolare i bambini e gli adolescenti, che ora rappresentano una quota significativa dei nuovi casi.
Le misure adottate dalle autorità giapponesi
Per contenere la diffusione dell’influenza, le autorità sanitarie giapponesi hanno promosso una serie di interventi immediati. Tra le principali misure figurano la chiusura temporanea di oltre 100 scuole, la raccomandazione di indossare la mascherina, il lavaggio frequente delle mani e la limitazione dei contatti sociali. È stato inoltre avviato un intenso programma di vaccinazione antinfluenzale, con particolare attenzione ai soggetti più vulnerabili come bambini, anziani e persone con patologie croniche. Gli esperti sottolineano l’importanza di mantenere alta la sorveglianza epidemiologica per prevenire la diffusione del virus H3N2 anche in altri Paesi, in particolare in vista dell’inverno nell’emisfero nord.
Rischi per Asia ed Europa e previsioni per la stagione influenzale
L’epidemia di influenza in Giappone solleva interrogativi anche per il resto dell’Asia e per l’Europa, dove l’arrivo anticipato del virus H3N2 potrebbe innescare focolai fuori stagione. Le autorità sanitarie internazionali monitorano con attenzione la situazione, anche se ritengono improbabile una trasformazione in pandemia globale. Tuttavia, la velocità con cui il virus influenzale si è diffuso quest’anno in Giappone rappresenta un campanello d’allarme per la necessità di rafforzare le campagne di vaccinazione e i sistemi di sorveglianza, soprattutto tra i più giovani e nelle scuole, dove si registra la maggior parte dei casi.
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