Scoperte impronte di dinosauri nel Parco dello Stelvio, una nuova valle dei dinosauri
Nel Parco dello Stelvio, nella Valle di Fraele tra Livigno e Bormio, sono state scoperte migliaia di impronte di dinosauri erbivori del Triassico superiore, uno dei siti più ricchi al mondo.
Nel cuore del Parco dello Stelvio, sulle spettacolari pareti di dolomia della Valle di Fraele, è emersa una vera e propria valle dei dinosauri: migliaia di orme fossili risalenti a circa 210 milioni di anni fa, quando nell’area si muovevano grandi dinosauri erbivori lungo le rive dell’antico Oceano Tetide. Le tracce, distribuite su quasi cinque chilometri tra Livigno e Bormio, rappresentano il più grande sito di impronte di dinosauri delle Alpi e uno dei più ricchi al mondo per il periodo del Triassico.
Una scoperta eccezionale nel Parco nazionale dello Stelvio
Le nuove impronte di dinosauri sono state individuate su pareti rocciose oggi quasi verticali, ma che al tempo costituivano superfici pianeggianti lambite dalle acque calde dell’Oceano Tetide. Qui, branchi di grandi prosauropodi – erbivori dal collo lungo e testa piccola, antenati dei celebri sauropodi come il brontosauro – hanno lasciato migliaia di orme che formano piste continue lunghe centinaia di metri. Alcune impronte raggiungono i 40 centimetri di diametro e sono così ben conservate da mostrare in dettaglio dita e artigli.
La valle dei dinosauri tra Livigno e Bormio
Il nuovo sito si trova in alta quota, tra il territorio di Livigno e quello di Bormio, nel versante lombardo del Parco dello Stelvio. Le orme affiorano su almeno sette crinali diversi, distribuiti su una distanza di quasi cinque chilometri, configurando un autentico corridoio di passaggio per i dinosauri erbivori del Triassico superiore. Per questo i paleontologi descrivono l’area come una estesa valle dei dinosauri, unica nel suo genere sulle Alpi e fondamentale per ricostruire l’evoluzione dei vertebrati terrestri in Europa.
Impronte fossili e comportamento dei dinosauri erbivori
Le piste di impronte rivelano camminate parallele, segno di branchi in movimento sincronizzato, e in alcuni punti disegni circolari che suggeriscono comportamenti sociali più complessi, forse legati alla difesa del gruppo. Le tracce appartengono con ogni probabilità a prosauropodi, grandi dinosauri erbivori robusti, dotati di artigli appuntiti su mani e piedi e capaci, in alcune specie, di raggiungere i dieci metri di lunghezza. Si tratta delle prime orme di dinosauri mai rinvenute in Lombardia e confermano l’esplosione evolutiva dei dinosauri alla fine del Triassico.
Un ambiente triassico tra dolomie e Oceano Tetide
Durante il Triassico superiore, l’area che oggi ospita il Parco nazionale dello Stelvio si trovava lungo le coste dell’Oceano Tetide, in un contesto caldo e umido simile alle moderne zone tropicali, con vaste piane di marea che si estendevano per centinaia di chilometri. Su questi fanghi costieri le orme dei dinosauri venivano impresse e poi rapidamente ricoperte da nuovi sedimenti, fino a trasformarsi in impronte fossili. L’attuale inclinazione quasi verticale delle pareti di dolomia è il risultato dei movimenti geologici che hanno portato al sollevamento della catena alpina.
Dal fotografo al laboratorio: il ruolo di Elio Della Ferrera
La scoperta è dovuta al fotografo naturalista Elio Della Ferrera, che lo scorso 14 settembre si trovava nella Valle di Fraele per documentare cervi e gipeti. Notando strane forme regolari sulle rocce di dolomia, ha riconosciuto le possibili impronte fossili e ha scattato una serie di immagini, poi inviate agli esperti. Il paleontologo Cristiano Dal Sasso del Museo di Storia Naturale di Milano ha confermato il valore straordinario del ritrovamento, definendolo uno dei più importanti in Italia dopo il celebre “Ciro”, il primo dinosauro italiano descritto scientificamente.
Un patrimonio scientifico unico sulle Alpi
Per estensione, numero di impronte e stato di conservazione, il sito della Valle di Fraele nel Parco dello Stelvio è oggi considerato il più grande delle Alpi dedicato alle impronte fossili di dinosauri e uno dei più ricchi al mondo per il Triassico superiore. L’area è impervia e non raggiungibile tramite normali sentieri, perciò i ricercatori dovranno affidarsi a droni e rilievi ad alta tecnologia per documentare ogni dettaglio di questa straordinaria “passeggiata nel tempo” lasciata dai prosauropodi che abitavano le antiche coste dell’Oceano Tetide.
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