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Rinnovo contratto sanità pubblica: aumenti, novità e polemiche

Il nuovo contratto sanità pubblica è stato firmato dopo mesi di trattative, con aumenti medi di 172 euro mensili, ma Cgil e Uil restano fuori per risorse insufficienti. Introdotte novità normative e organizzative, ma il potere d’acquisto dei lavoratori rimane sotto pressione.

Dopo una lunga e complessa trattativa, il rinnovo del contratto sanità pubblica per il triennio 2022-2024 ha trovato la firma definitiva il 27 ottobre 2025. L’accordo, raggiunto all’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran), prevede un aumento stipendiale medio di 172 euro lordi mensili per tredici mensilità, con indennità specifiche per infermieri, medici e personale di pronto soccorso. Nonostante il via libera di Cisl Fp, Nursind, Nursing Up e Fials, il sindacato Cgil e Uil hanno deciso di non sottoscrivere l’intesa, giudicando le risorse stanziate insufficienti rispetto all’inflazione e al costo della vita.

Il contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) per il settore sanità introduce aumenti medi di circa 172 euro lordi al mese, applicati retroattivamente dal 2022. A questi si aggiungono incrementi delle indennità, in particolare per chi opera in pronto soccorso, dove l’indennità può raggiungere anche 500 euro mensili. Gli arretrati saranno corrisposti a seguito della firma tardiva dell’accordo. Tuttavia, secondo i calcoli della Fp Cgil, l’aumento complessivo si attesta al 5,78%, ben al di sotto dell’inflazione che nel periodo ha superato il 16%. Questo gap, secondo i sindacati contrari, comporta una perdita di potere d’acquisto per il personale sanitario.

Il nuovo contratto sanità pubblica non si limita agli aspetti retributivi. Tra le principali novità, viene istituita la figura dell’assistente infermiere, che affiancherà gli infermieri nell’assistenza e nell’organizzazione dei pazienti. Sono previste anche maggiori possibilità di lavoro agile e part-time, con l’obiettivo di conciliare meglio vita professionale e personale. Il testo introduce inoltre nuove tutele e una revisione degli orari, con particolare attenzione alla qualità del lavoro e alla sicurezza del personale. Non mancano però critiche: il sindacato Cgil lamenta un peggioramento dei carichi di lavoro e una mancanza di risorse per differenziali economici e incarichi aggiuntivi.

La firma del contratto sanità pubblica ha diviso il fronte sindacale. Cisl Fp, Nursind, Nursing Up e Fials hanno sottoscritto l’accordo, sottolineando il riconoscimento economico e professionale ottenuto dopo anni di ritardi. “Questa firma non è un punto di arrivo, ma il frutto di una battaglia sindacale che abbiamo condotto con determinazione”, ha dichiarato il segretario nazionale Fials. D’altra parte, Cgil e Uil restano fuori dall’intesa, denunciando un contratto al ribasso che, per la prima volta, impoverisce i lavoratori invece di tutelarli. “Siamo in presenza di un taglio del 10% all’aumento di stipendio dei professionisti della sanità”, afferma la Fp Cgil, che chiede un immediato avvio della trattativa per il prossimo triennio.

Il ministro della pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha definito l’accordo “un buon risultato” dopo una trattativa “difficile e complicata”, ma ha anche sottolineato la necessità di guardare subito al rinnovo 2025-2027. L’intenzione dei sindacati firmatari è quella di chiudere la prossima tornata contrattuale entro il 2026, per ridurre ulteriormente la perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione. Resta alta l’attenzione sulle condizioni di lavoro del personale sanitario, che chiede maggiori investimenti e una maggiore valorizzazione del proprio ruolo all’interno del Servizio sanitario nazionale.

Il rinnovo contratto sanità pubblica interessa oltre 581mila professionisti, tra infermieri, medici, tecnici, amministrativi e altre figure del comparto. L’accordo, pur con i suoi limiti, rappresenta un passo avanti nel riconoscimento del lavoro svolto quotidianamente nel settore sanitario. Tuttavia, la distanza tra aumenti contrattuali e costo della vita rischia di aggravare il malcontento tra il personale, già provato da anni di carichi di lavoro crescenti e risorse insufficienti. La sfida per il prossimo futuro sarà quella di garantire stabilità contrattuale, retribuzioni adeguate e miglioramenti organizzativi che possano davvero restituire ossigeno a chi tiene in piedi la sanità pubblica italiana.

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