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Pensioni a 67 anni e 3 mesi dal 2027: cosa cambia con la riforma

Dal primo gennaio 2027 l’età pensionabile in Italia aumenterà a 67 anni e 3 mesi per effetto dell’adeguamento alla speranza di vita. Il governo prevede deroghe per lavori gravosi e usuranti.

L’Italia si prepara a un nuovo scatto dell’età pensionabile che interesserà milioni di lavoratori. A partire dal primo gennaio 2027, per andare in pensione di vecchiaia sarà necessario aver compiuto 67 anni e 3 mesi, un aumento di tre mesi rispetto all’attuale requisito fermo a 67 anni. Questa modifica, prevista per legge, è il risultato dell’adeguamento automatico alla speranza di vita calcolato dall’Istat, che dopo gli effetti della pandemia ha registrato un nuovo incremento dell’aspettativa di vita degli italiani.

Come funziona l’adeguamento dei requisiti pensionistici

Il meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile è stato introdotto dalle riforme previdenziali degli ultimi anni per garantire la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico italiano. La normativa attuale prevede che l’età per il pensionamento venga rivista ogni biennio sulla base della variazione della speranza di vita calcolata dall’Istat per i 65enni. Nel biennio 2025-2026, l’età minima per accedere alla pensione di vecchiaia resta confermata a 67 anni sia per gli uomini che per le donne, con almeno 20 anni di contributi versati.

Dal 2027, tuttavia, l’indicatore demografico è tornato a crescere, riattivando il meccanismo di aggiornamento. L’aumento di tre mesi rappresenta un adeguamento significativo che, secondo la Ragioneria di Stato, potrebbe valere circa 3 miliardi di euro a regime per le casse dello Stato.

Le deroghe previste dalla Manovra 2026

Il governo italiano sta valutando una forma di blocco parziale dell’aumento attraverso la Manovra 2026. Non si tratterà di una sospensione generalizzata, ma di una “sterilizzazione selettiva” destinata solo ad alcune categorie di lavoratori considerate più meritevoli di tutela. Nel Documento programmatico di bilancio inviato alla Commissione europea si legge che “si conferma, ad esclusione dei lavori gravosi e usuranti, l’aumento graduale dei requisiti di accesso al pensionamento”.

Le deroghe in discussione riguardano principalmente i lavoratori precoci, coloro che hanno iniziato la carriera lavorativa in giovane età e hanno accumulato molti anni di contribuzione. Saranno inoltre protetti chi svolge mansioni usuranti come turnisti, operai edili, infermieri o addetti ai trasporti. Un’ulteriore categoria che potrebbe beneficiare dell’esenzione è quella di chi nel 2027 avrà già compiuto 64 anni, trovandosi quindi a ridosso del pensionamento.

I requisiti contributivi per la pensione

Per ottenere la pensione di vecchiaia al requisito anagrafico si aggiunge il requisito contributivo di 20 anni. Per raggiungere questa soglia sono validi i contributi lavorativi e quelli versati per riscatti di laurea, accrediti gratuiti del servizio militare, contribuzione figurativa correlata all’indennità di disoccupazione Naspi e maternità. Questo requisito resterà valido anche per ottenere l’assegno sociale.

Le alternative alla pensione di vecchiaia

Il sistema previdenziale italiano prevede ancora oggi svariate modalità di pensionamento anticipato rispetto all’età della pensione di vecchiaia. Tra queste figurano la pensione anticipata della legge Fornero, che richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne, l’APE sociale, l’Isopensione, Quota 103 per il 2025, la pensione anticipata per mansioni usuranti e lavoratori precoci, e Opzione Donna.

La pensione anticipata contributiva resta invece fissata a 64 anni di età con 20 anni di contributi e un primo assegno di importo non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale, mentre a 71 anni è sufficiente avere almeno cinque anni di contribuzione. Questi requisiti rimangono invariati anche per il biennio 2025-2026, garantendo una certa flessibilità nel sistema pensionistico italiano.

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