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Milano, famiglie rom lasciano il campo nomadi dopo l’incidente mortale causato da quattro ragazzini

Dopo il tragico incidente in zona Gratosoglio, alcune famiglie dei quattro minorenni coinvolti si sono allontanate dal campo nomadi. I ragazzi, dopo una notte in caserma, erano tornati nelle roulotte ma la mattina successiva risultavano irreperibili.

L’episodio che ha sconvolto Milano e il quartiere Gratosoglio continua ad avere ripercussioni sulla comunità locale. Martedì sera, i quattro ragazzini – tra cui un 13enne alla guida di una Citroen Ds4 rubata – erano stati trattenuti a lungo presso il comando della polizia locale dopo l’incidente costato la vita a una donna di 71 anni. Al termine della giornata, i minorenni erano stati riaffidati alle rispettive famiglie e avevano fatto ritorno nelle roulotte del campo nomadi in cui risiedevano.

La dinamica dell’incidente nel quartiere Gratosoglio

Lunedì, poco prima di mezzogiorno, l’auto rubata ai turisti francesi è piombata su via Saponaro, nel cuore del Gratosoglio, perdendo il controllo e travolgendo una donna che stava attraversando la strada. L’impatto è stato fatale per la vittima, Cecilia De Astis, ex impiegata settantunenne. I quattro ragazzini, subito dopo lo schianto, hanno abbandonato il veicolo e si sono dati alla fuga a piedi, lasciando la Citroen con targa francese in mezzo alla carreggiata. L’auto era stata sottratta la notte precedente e il furto era stato denunciato dai proprietari stranieri.

Il campo nomadi e la fuga delle famiglie coinvolte

La mattina successiva al rientro dei ragazzi nelle roulotte, alcune famiglie risultavano irreperibili: non c’era traccia né dei minorenni né dei loro genitori. Solo in seguito, alcuni di loro sono rientrati spontaneamente nel campo nomadi. Questa situazione ha generato tensione e apprensione all’interno della comunità, già scossa dalla tragedia e dal clamore mediatico. Le indagini della Procura per i minorenni di Milano proseguono, anche se i ragazzini, avendo meno di 14 anni, non sono imputabili secondo la normativa italiana. Il quartiere resta sotto choc, mentre si cerca di ricostruire la rete di relazioni e responsabilità legate al grave fatto di cronaca.


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