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Vesuvio, roghi a Terzigno: terzo giorno di fiamme e interventi massicci

Vasto incendio sul Vesuvio tra Terzigno e pinete del Parco: terzo giorno di interventi con mezzi aerei e squadre a terra. Vento e pendenze ostacolano lo spegnimento.

Per il terzo giorno consecutivo, squadre dei vigili del fuoco e volontari della protezione civile sono impegnati nel contenimento di un esteso incendio boschivo nel Parco nazionale del Vesuvio, in particolare nella pineta di Terzigno, sul versante meridionale del vulcano. Il rogo, innescato venerdì 8 agosto, ha percorso centinaia di ettari di bosco, costringendo a un dispositivo di soccorso con decine di operatori a terra e velivoli impegnati nei lanci dall’alto. Le operazioni proseguono senza sosta tra fumo denso, vegetazione resinosa e un orografia che rende complicate le manovre di spegnimento in quota.

Situazione operativa: fronti attivi e azione dall’alto

Il fronte di fuoco, ampio circa tre chilometri, ha raggiunto quote più elevate prive di tracciati accessibili, risultando attaccabile in modo efficace solo con Canadair ed elicotteri antincendio nelle finestre di luce diurna. Le squadre a terra stanno consolidando i perimetri già bruciati e realizzando viali parafuoco, fasce di suolo ripulite dalla vegetazione per rallentare l’avanzata delle fiamme, mentre i nuclei di monitoraggio verificano la presenza di riaccensioni lungo i margini caldi. Il fumo, sospinto dai venti, rende la visibilità irregolare e può deviare la direzione del fronte di incendio nel corso della giornata.

Territorio coinvolto: pinete e macchia mediterranea

Le aree più colpite si concentrano nella pineta di Terzigno e nei versanti limitrofi del Vesuvio, caratterizzati da macchia mediterranea e formazioni di pino domestico ad alta infiammabilità. La resina e il materiale combustibile accumulato al suolo (aghi, ramaglie, lettiera) favoriscono una rapida propagazione sia di fuoco radente sia di incendio di chioma nelle ore più calde. La morfologia dirupata e i sentieri stretti ostacolano l’uso di mezzi pesanti, imponendo lunghi tratti di lavoro manuale con attrezzi da scavo e motoseghe per creare corridoi di contenimento.

Uomini e mezzi in campo: coordinamento e priorità

Decine di operatori tra vigili del fuoco, volontari di protezione civile, associazioni locali e personale militare dell’Esercito sono stati mobilitati per l’emergenza. Il dispositivo prevede turnazioni ravvicinate per mantenere una presenza costante sui fronti attivi e interventi mirati via aria sui punti più impervi. In parallelo, si procede alla bonifica delle aree stabilizzate, rimuovendo ceppaie fumanti e tizzoni potenzialmente capaci di riaccendere il rogo con l’aumento della ventilazione o il calo dell’umidità relativa.

Meteo e criticità: vento, caldo e pendenze ripide

Secondo il quadro meteorologico locale, venti irregolari e la pendenza dei versanti continuano a ostacolare il pieno contenimento del rogo. Le raffiche possono generare spotting (salti di fiamma) davanti al fronte principale, mentre il caldo diurno riduce l’efficacia dell’umidità residua sul combustibile fine. Le squadre privilegiano quindi finestre orarie con condizioni più favorevoli per l’attacco diretto e programmando i lanci aerei per massimizzare la caduta sui punti caldi.

Impatto ambientale e sicurezza delle aree

L’ampiezza dell’incendio sul Vesuvio segnala un danno significativo a boschi e habitat della macchia mediterranea. Al momento, i centri abitati del versante meridionale risultano presidiati e non si registrano criticità dirette alle abitazioni, ma l’attenzione resta alta per la possibile evoluzione dei focolai sospinti dal vento. L’esposizione prolungata ai fumi può risultare fastidiosa per le aree sottovento, motivo per cui si raccomanda prudenza negli spostamenti in prossimità delle zone operative e di evitare l’accesso ai sentieri chiusi.


NOTE: questo articolo è stato generato con il supporto dell’intelligenza artificiale.

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